La fede si tramanda in famiglia

La fede si tramanda in famiglia

Giovedì, 3 maggio 2018

(testo tratto dalla registrazione, non rivisto dall’Autore che, per altro, non è madrelingua italiana).

 

         Nel passo della lettera di san Paolo ai Corinzi si parla della trasmissione della fede (15, 1-8). “A voi infatti ho trasmesso anzitutto quello che anche io ho ricevuto” ha detto l’Apostolo. Ed è proprio così che va trasmessa la fede: do quello che ho ricevuto e Paolo recita quello che ha ricevuto. Ma la fede non è soltanto la recita del Credo: la fede si esprime nel Credo, ma è di più. Perché se tutto quello che crediamo è nel Credo, l’atteggiamento di fede va oltre, è un’altra cosa, più grande.

         Del resto trasmettere la fede non è dare informazioni, ma fondare un cuore, fondare un cuore nella fede in Gesù Cristo. Per questa ragione trasmettere la fede non si può fare meccanicamente dicendo: prendi questo libretto, studialo e poi ti battezzo. No è un altro il cammino per trasmettere la fede: è trasmettere quello che noi abbiamo ricevuto.

         E proprio questa è la sfida di un cristiano: essere fecondo nella trasmissione della fede. Ma è anche la sfida della Chiesa: essere madre feconda, partorire dei figli nella fede: questa non è un’esagerazione, lo diciamo nella cerimonia del Battesimo. Dunque ecco la Chiesa che “partorisce”, che è “madre”.

         La Chiesa è madre se trasmette la fede nell’amore, sempre con aria di amore: non si può trasmettere la fede senza questa aria materna. Tanto che qualcuno ha scritto elegantemente che la fede non si dà, si partorisce. Ed è appunto la Chiesa che partorisce in noi la fede: cioè, la trasmissione della fede sempre si dà nell’aria dell’amore, della madre Chiesa, si dà a casa.

         Lo stesso san Paolo ricorda a Timoteo, bello quel passo che dice: “Io ricordo la fede della tua mamma e della tua nonna”. Dunque è la fede che va trasmessa di generazione in generazione, come un dono. Ma sempre nell’amore, nell’amore della famiglia: lì si trasmette la fede, non solo con parole, ma con amore, con carezze, con tenerezza.

         Nel libro dei Maccabei, quando quella donna dava forza ai sette figli davanti al martirio, nel testo si dice due volte che quella donna parlava ai figli in lingua materna, parlava in lingua, dava loro forza nella fede, ma in lingua materna. Perché la vera fede si trasmette sempre in dialetto: il dialetto dell’amore, della famiglia, della casa, quello che si capisce nell’aria. E forse la lingua è la stessa, ma c’è qualcosa di dialetto lì e lì si trasmette la fede “maternamente”.

         In sostanza, se il primo atteggiamento per la trasmissione della fede è l’amore, un altro atteggiamento è la testimonianza. In realtà trasmettere la fede non è fare proselitismo: è un’altra cosa, è più grande ancora. Certo, non è cercare gente che appoggi questa squadra di calcio, questo club, questo centro culturale: questo sta bene, ma per la fede non va il proselitismo. E bene lo ha detto Benedetto XVI: “La Chiesa cresce non per proselitismo, ma per attrazione”. Infatti, la fede si trasmette, ma per attrazione, cioè per testimonianza. Ed oggi celebriamo la festa di due apostoli, Filippo e Giacomo, che hanno dato la vita, hanno trasmesso la fede con testimonianza. Testimoniare la fede, dunque.

         Ricordo una volta in una delle giornate della gioventù, credo sia stato a Cracovia, in un pranzo con i giovani, un giovane mi ha domandato: “Ma io ho un compagno che è ateo, ma è buono e bravo, gli voglio bene. Cosa devo dirgli perché si converta?”.

         Gli ho risposto: “Meglio non dirgli niente, piuttosto fai. E che lui si domandi: ma perché quest’uomo si comporta così? Perché quest’uomo fa così quando è normale fare il contrario? Dai cioè testimonianza!”.

         E' un fatto che la testimonianza provoca curiosità nel cuore dell’altro e quella curiosità la prende lo Spirito Santo che inizia a lavorarci dentro. E così la Chiesa crede per attrazione, cresce per attrazione e la trasmissione della fede si dà con la testimonianza, fino al martirio. Proprio quando si vede questa coerenza di vita con quello che noi diciamo, sempre viene la curiosità: “Ma perché questo vive così? Perché porta una vita di servizio agli altri?”. E quella curiosità è il seme che prende lo Spirito Santo e lo porta avanti, e la trasmissione della fede ci fa giusti, ci giustifica.

Dunque, la fede ci giustifica e nella trasmissione noi rendiamo la giustizia vera agli altri. In fondo è semplice quello che scrive Paolo ai Corinzi: “A voi infatti ho trasmesso, anzitutto, quello che anch’io ho ricevuto”. Quelle dell’apostolo sono parole chiare: “Ho trasmesso quello che ho ricevuto”. Ricordano la trasmissione della fede nell’amore, a casa. Però, tante volte a casa si sente dire: “Quando andrà a catechismo imparerà”. E tante volte sono le badanti, donne di fede che trasmettono, coloro che danno, trasmettono la fede ai bambini: anche badanti straniere. Magari i genitori lavorano, vanno sì, forse andranno a messa, una, due, tre, quattro volte all’anno, forse vanno a messa così, sono cattolici, ma non sanno trasmettere la fede e sono le badanti quelle che trasmettono la fede.

E questo, è un fatto che si vede tutti i giorni nelle grandi città e anche qui in Italia. La fede si trasmette con l’amore e la badante è quella che carezza, quella che si prende cura, che fa crescere, che aiuta la mamma, è come una seconda mamma. E questo è trasmettere la fede nell’amore, nella testimonianza, perché non si tratta di trasmettere una cosa, una filosofi, ma trasmettere qualcosa che ti giustifica, che ti fa giusto agli occhi di Dio.