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VIII Comunicato

  

          Carissimi fratelli e sorelle, così lontani e pur così vicini nel cuore di Cristo risorto, ancora buon tempo pasquale a tutti, Cristo è risorto e pure noi siamo chiamati a risurrezione!

 

          Ancora per un po' di tempo, solamente Dio sa fino a quando, questo "comunicato", con il telefono, sono gli unici strumenti che abbiamo per rimanere in contatto.

 

          Laura Verrani, la "nostra" teologa di fiducia, ha preparato un bellissimo articolo sui discepoli di Emmaus, pagina evangelica squisitamente pasquale che in questi anni è stato un po' il "logo" del nostro cammino comunitario. Ho pensato di utilizzarlo quando avremo nuovamente la possibilità di riprendere la stampa e la diffusione del nostro "Emmaus" trimestrale: tutti i ritmi trimestrali di uscita, che Pippo ha conservato fedelmente in questo ventennio sono infatti saltati e questo articolo sarà un po' come il simbolo della ripresa.

 

          La prendo ora un po' apparentemente alla lontana.

          Nel 1620 a Biella ci fu una grande epidemia, si fece voto alla Madonna di Oropa, ed il contagio cessò e da allora ogni ventesimo anno del secolo la statua viene incoronata. Siamo nel 2020 e quindi è l'anno giusto, infatti ad agosto avverrà (se e come si vedrà...) la quarta incoronazione.

          Nel nostro piccolo malangherese, il cinquecentesco santuarietto della Madonna del salice venne costruito in ringraziamento della guarigione di una ragazza sordomuta.

          Nel 1867 ci visitò la peste, si fece voto alla Madonna e subito la peste cessò. L'altare della Madonna, realizzato nel 1868 nella nostra chiesa ricorda e testimonia l'evento.

          Nel 1945 don Vernero organizzò una processione con la statua della Madonna che ora possiamo venerare a destra entrando in chiesa ("Nostra Signora di Malanghero"), fino alla chiesetta della Madonna del salice per chiedere la pace e la guerra cessò.

          Potremmo andare avanti all'infinito perché sono tantissimi i momenti in cui singoli o comunità hanno chiesto alla Madonna grazie e favori.

          Maria santissima è "madre" di Gesù e madre nostra, chiediamo a lei la "grazia" che più ci può servire: chiediamo di non sprecare questi giorni di difficoltà, ma che anzi ella ci aiuti a rinascere, a ripartire, a trasformarci ed a capire come farlo, come individui, come famiglie, come comunità, come Chiesa, come diocesi e come società civile.

          Sfruttiamo bene questa occasione di revisione di vita! La ministra Lorenzin ha detto che "Usciremo da questa epidemia diversi da come ci siamo entrati, che nulla potrà più essere come prima". Possibile, ma tutto questo non avverrà per magia o da solo! Occorre lavorarci, "starci" sui momenti di difficoltà, abitarli, investire tempo ed energie perché essi si possano davvero trasformare in momenti di crescita sia individuali come comunitari.

          In tutto questo Maria santissima ci sia Madre! Cambiano la sensibilità e le modalità allora, ma alla mamma di Gesù non è ancora concesso l'andare in pensione!

 

          Se anche ci verrà detto di riprendere la celebrazione della messa festiva, non vivremo per ora la festa della nostra cara Madonna del salice (troppo piccola il santuarietto per ospitarci in sicurezza), ma celebreremo in San Grato ove è più facile mantenere le distanze. Rimandiamo la festa, magari al 15 di agosto, vedremo...

          In quell'occasione inaugureremo i lavori di restauro che Aldo ha diretto: il rifacimento (molto ben riuscito) del pavimento del portichetto, la sostituzione di una piastrella del pavimento non adatta, la verniciatura (ed il rifacimento in un caso resosi necessario) degli infissi alti, sistemazione del campanile che in caso di pioggia versava acqua in chiesa con vari danni e sporcizia... Tutti lavori di cui la chiesetta decisamente necessitava. Aspettiamo tempi migliori ed avremo modo di ammirare...! Intanto buon mese di maggio.

 

          La chiesa di San Grato rimane aperta con il passaggio durante il giorno di alcune persone che vengono a pregare; alla sera continua la celebrazione "ostinata" della messa a porte chiuse in cui ricordo tutti e ciascuno, in special modo chi sta facendo più fatica con il tempo che passa...

 

          A questo proposito consiglio a tutti un sano digiuno dai vari social e media: sento sempre più gente angosciata ed angosciante perché in overdose da notizie più o meno false o per lo meno imprudenti: cerchiamo di vivere bene la grazia dell'oggi, il domani se pur verrà, avrà le sue pene (come dice Gesù) e lo affronteremo con le forze e le energie che domani ci verranno date e concesse.

 

          Ricordo che è possibile spedirmi le riflessioni circa le dieci parole in vista di una ripresa... diversa. E' possibile pure inviare le dieci righe con l'articoletto di cronaca bianca, riflessione di cui tutti oggi necessitiamo così tanto, possibile che abbiamo le orecchie tese solamente al male, con tutto il bene che c'è in giro? Indirizzo mail: Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo.. da utilizzare solo per questo scopo, per il resto c'è il telefono.

 

          Ho ancora un po' di spazio e lo cedo volentieri a santa Teresa Benedetta della Croce (la professoressa Edith Stein) che ci stava aiutando con i suoi scritti nei momenti di adorazione eucaristica prima dello scoppio dell'epidemia.

 

          Ricordo ancora che la Santa scriveva queste cose non nel salotto della sua casa, ma con un'aspettativa drammaticamente peggiore della nostra: la deportazione al campo di sterminio dove venne poi assassinata nella camera a gas.

 

          Da Munster nell'estate del 1933 scriveva: "Se questi tempi non fossero così tristi per molti, personalmente non avrei che da essere felice, perché proprio essi mi hanno aperto finalmente nuove strade".

 

          Chiediamo al Signore che per noi si è fatto strada ("Io sono la via") che ci aiuti a scrutare le nuove strade che a noi individui ed a noi comunità questa situazione sta aprendo.

 

          Da Colonia il 6 agosto 1933 scriveva: "Credo che non abbiamo finito di camminare insieme, anche se non sarà possibile stare spesso insieme...".

 

          Pure noi dobbiamo stare a distanza di sicurezza, ma questo non ci vieta di pregare l'uno per l'altro, di farci vivi con un colpo di telefono, senza la farisaica paura di disturbare...

 

          Da Breslavia il 23 agosto 1930 in una lettera scriveva: "Se lei prende la malattia e la sfrutta, sarà certamente un periodo di grazia per lei...".

          Viviamo allora bene quest'oggi di silenzio, di solitudine e di vuoto, che può essere uno squisito tempo di grazia, se decidiamo che lo sia...!

 

          Vi abbraccio e vi sbaciucchio tutti, a debita distanza di sicurezza...

 

don Dario Bernardo M.

oblato benedettino

 

"Non abbiate paura!"

di Maria Sottil

 

          Vedo una grande preoccupazione ed in questa preoccupazione faccio fatica a vedere, nella nostra Chiesa, il Buon Pastore, il Buon Samaritano… più che una preoccupazione per il bene della persona… vedo la paura di essere dimenticati: "Allora si costruirono un vitello d’oro...".

 

          E’ un po' come se una mamma facesse di tutto per vedere ed abbracciare il proprio figlio ed i nipoti per paura che questi possano, non vedendola per un po' o parecchio tempo, dimenticarsi di lei e così facendo mettesse a repentaglio la loro salute, la loro vita.

 

          "Giubilate, o cieli, rallegrati, o terra, gridate di gioia, o monti, perché il Signore consola il suo popolo ed ha misericordia dei suoi poveri.

          Sion ha detto: Il Signore mi ha abbandonato, il Signore mi ha dimenticato.

          Si dimentica forse una donna del suo bambino, così da non commuoversi per il figlio delle sue viscere?

          Anche se costoro si dimenticassero, io invece non ti dimenticherò mai".

 

          Di che cosa dobbiamo aver paura? Di non poter fare la Comunione sacramentale?

 

          Credo che Dio che si è fatto uno di noi (che conosce, avendoli vissuti, tutti i nostri problemi, le nostre ansie, i nostri limiti...), ci ha testimoniato con la sua vita l’amore del Padre, non si è ribellato alla crocifissione e morendo ci ha donato la vita perduta. Lui ora è risorto; ora è con noi tutti i giorni non ci lascia soli, ci ha mandato lo Spirito Consolatore

 

          Forse stiamo ancora vivendo nella fase del “processo a Gesù”: “Chi sei?”... ed il suo silenzio, un silenzio che ognuno interpreta secondo il proprio vissuto, certo un silenzio che fa riflettere soprattutto in questo contesto, un silenzio che interpella: dove sei, Signore, in questa pandemia?

 

          "Io sono la resurrezione e la Vita; credi tu?".

 

          Dove sono io? In questo mondo o di questo mondo? Perché accadono certe cose? Come mi devo comportare?

 

          Lui mi dice: “Non avere, non abbiate paura, non vi lascio soli!”.

 

 

Ripartire balbettando l'alleluia

riflessione di Silvana di Milano

 

          Ripartire è lasciarsi trasformare dalle chiamate della vita.

          Quello che stiamo vivendo è un capitolo della nostra storia e di quella dell'intera umanità fatto di pagine intrise di sofferenza e di turbamento.

 

          E' una chiamata: inaspettata ed impegnativa. E come tale chiede di sostare alla ricerca di tracce, orme, indizi... per un cammino nuovo.

          La sosta non vuole essere solo quella imposta per evitare il contagio. Ma lo spazio che scegliamo di riservare allo stare con noi stessi, con il Signore e con gli altri (a distanza) per mettere ordine alle priorità, all'essenziale ed a ciò di cui il cuore ha davvero sete.

          Vogliamo regalarci una sosta che sia una riflessione sul vissuto così inatteso e drammatico; un discernimento paziente sui piccoli passi per ricostruire, per ridare semplicità, bellezza e gusto alle relazioni, alla preghiera, alle celebrazioni, agli impegni in famiglia, al lavoro, in comunità...

 

          Ascolto: dobbiamo disintossicarci delle mille parole dei comunicati, dei dibattiti spesso vuoti... se vogliamo ascoltare le domande più vere che ci abitano.

          Partendo dal povero, da chi sta soffrendo di più, potremo forse scalfire almeno un poco il narcisismo e l'autoreferenzialità per recuperare il rispetto della vita e l'apertura del cuore a quel Progetto ed a quella Salvezza che non possiamo darci da soli.

          E vivremo da risorti, con la nostra fragile fede che balbetta l'alleluia.

 

 

Insieme, in cordata

alcuni dei messaggi comunitari arrivati in questo tempo, parole che ci fanno del bene.

 

          Oggi ho pregato con il rosario per tutta la comunità.

 

          Questi giorni mi stanno insegnando a donarmi al Signore così come sono, con tutte le mie debolezze, riconoscendo in lui un Padre misericordioso e non un giustiziere. Quanto è importante in questi giorni sapere che sono amata e non abbandonata... In Lui non c'è solitudine.

 

          La preghiera è vera se ci rafforza nella consapevolezza di essere figli del Padre e fratelli del prossimo, il resto è illusione... Grazie di questo cibo (quello del sito) così sostanzioso.

 

          Non è la mia preghiera che mi salva, ma quella di Gesù che intercede per me presso il Padre.

 

          Non abbiamo la messa, non posso andare in chiesa, ma in silenzio, nella mia camera, adoro il Crocifisso che è l'amore di Dio per me.

 

          La preghiera mi rende cosciente della presenza di Dio.

 

          Essere fedele a Dio significa essere libera senza compromessi.

 

          In questi giorni c'è tanto silenzio... Non essere capace di ascoltare significa non crescere e non essere in grado di dare nulla al prossimo... Desidero nutrirmi della Parola per imparare ad ascoltare, per portare trasformazione, dentro ed intorno a me.

 

          Leggo... come al solito rimango spiazzata da ciò che leggo! Così mi metto nuovamente a rivedere il mio modo di pensare che non mi deve portare ad avere risposte troppo a buon mercato.

 

          Sento proprio che il Signore mi sta donando una seconda possibilità... Ci vuole abbandono, non paura!

 

          Queste riflessioni sono molto utili per capire ciò che siamo chiamati a vivere. Tante domande che ci possono sostenere nella nostra meditazione.

 

          Desidero utilizzare questo tempo per rimodellare la mia vita. La quotidianità è la vera sostanza della santità.

 

          Il Signore cammina con me, mi è familiare. Questa intimità con lui mi fa vivere in comunità con tutto il popolo di Dio. In tutti riconosco il volto di Gesù e in questi giorni mi manca questa familiarità fisica con Dio.

 

          In questi giorni mi difendo dalla paura leggendo e meditando la Parola. Questo mi dona la pace del cuore.

 

 

La presenza/assenza di Dio

di Marina di Milano

 

          In questo tempo di "clausura" ho provato dello smarrimento di fronte a questa emergenza così sproporzionata. E proprio percepire la presenza/assenza di Dio nella storia, che mi spaventa.

          Vorrei capire... ma per ora mi fermo, faccio silenzio, ascolto. Ripenso agli avvenimenti e mi soffermo sui piccoli segni di speranza che emergono da tanto dolore.

 

 

Un tempo di preparazione

fuori dal deserto liturgico quaresimale, ma ancora dentro a quello esistenziale, ci soffermiamo sul messaggio dalla Chiesa valdese di Bergamo per il tempo della Passione del 12 marzo 2020 di Winfrid Pfannkuche, proposto da suor Maria Silvia

 

Siamo nel deserto

          Con l’evangelo di Matteo 4, 1-11 inizia il periodo della Passione. Domenica 1° marzo, la prima domenica nella quale abbiamo dovuto chiudere le porte della chiesa, è stata anche la prima del periodo di preparazione alla Pasqua. Questo evangelo delle tentazioni nel deserto è il punto di partenza e d’arrivo dello studio biblico sul Deuteronomio che si sta svolgendo nella chiesa valdese di Bergamo. Forse è anche il fondamento sul quale camminare in questo tempo di sfida virale. La nostra “piattaforma” su cui rimanere uniti in Cristo, nella solitudine.

 

Siamo nel deserto

          Il pane quotidiano, il tempio (le attività ecclesiastiche) ed il monte (le nostre possibilità nel mondo) si sono improvvisamente trasformati, sono diventati virtuali. C’è ora un tempo in cui imparare a rinunciare. Le chiese protestanti d’Oltralpe propongono da molti anni di vivere il tempo della Passione secondo il motto "Sette settimane senza", invitando i fedeli a rinunciare a qualcosa che ci sta veramente a cuore. Sì, forse è un tempo da cogliere nella sua particolarità, da accettare come sfida: Gesù è lì, da solo e si limita a poche parole, tre versetti del Deuteronomio (Deut 8, 3; 6, 16; 6, 13). E basta.

 

Siamo nel deserto

          E dobbiamo imparare a resistere alla tentazione del potere miracolistico, religioso e mondano. Re-sistere. Mentre non possiamo più di tanto e-sistere, cioè stare fuori, dobbiamo ora stare dentro e re-sistere. Siamo chiamati ad un amore per il prossimo del tutto particolare, direi sub contraria specie: se prima, per dimostrare il nostro amore l’abbiamo incontrato ed abbracciato, ora ci dimostriamo amore se non ci incontriamo e non ci abbracciamo. Questo ci insegna la relatività di ogni cosa, anche del nostro amare. Se prima qualcuna delle nostre chiese ha ancora ritenuto di dare un segno di speranza lasciando aperte le porte del tempio per il culto, lo stesso gesto è diventato segno di incoscienza e di sopravvalutazione di sé stessi. C’è la tentazione di voler emergere in questo tempo, in fondo, di approfittare di questa situazione per ampliare le proprie possibilità (il proprio potere) religiose e mondane. Ho molto apprezzato il “profilo basso” tenuto dalla Chiesa cattolica in questo periodo. Dobbiamo stare in guardia contro la tentazione settaria di voler approfittare di un momento di debolezza per lanciare la nostra, a questo punto lo sarebbe, propaganda. Ce l’aveva inculcato il pastore Bonhoeffer, che ci ha altrettanto insegnato l’importanza dello stare da soli: solo chi sa stare “da solo” sa anche stare nella comunione e viceversa. La comunione, stiamo sperimentando in questi giorni, è qualcosa di molto delicato, prezioso, incominciamo a provare desiderio nei suoi confronti.

 

Siamo nel deserto

          Ed in questo deserto non siamo soli, c’è il nostro fedele Gesù. E con lui e come lui possiamo resistere alla tentazione di voler dimostrare di essere figli di Dio, di essere cristiani, a Dio, agli altri ed a noi stessi. In ultima analisi, al diavolo, a colui che fa confusione e ci tenta proprio nella solitudine con il suo comando: "Se sei Figlio di Dio, fammelo vedere!". Gesù non è nemmeno sceso dalla croce, quando ancora una volta si faceva sentire la tentazione diabolica: "Se sei Figlio di Dio, scendi giù dalla croce!".

          Stiamo dunque calmi, sereni, riconoscenti e vicini per chi lotta e soffre in prima linea. Accettiamo questo tempo “senza”, questo digiuno, questo periodo di preparazione alla comunione, alla festa della Risurrezione, per quel che è. Le opere, l’ansia e le agitazioni non ci salvano.

 

 

In virus veritas

di padre Alberto Maggi dell'Ordine dei Servi di Maria, proposto da suor Maria Silvia

 

          Fa più paura della guerra. Quando c'è un conflitto, si sa chi è il nemico, da dove proviene e ci si può difendere e fuggire. Ma in una pandemia, causata da un microscopico veleno (in latino, virus), insidioso, letale, che per vivere deve infettare, il pericolo può giungere da chi meno te lo aspetti.

          E questo angoscia, genera sospetto. Ed anche persone che si ritenevano solide, rischiano di vacillare. Ed un momento di verità, nel quale si manifesta su che basi l'uomo abbia costruito la sua esistenza.

          Gesù ha garantito che quanti pongono le fondamenta sulla sua parola, resistono ad ogni calamità: “Cadde la pioggia, strariparono i fiumi, soffiarono i venti e si abbatterono su quella casa, ma essa non cadde, perché era fondata sulla roccia (Mt 7, 25). La fiducia in Gesù e nel suo messaggio permettono di affrontare ogni avversità, trasformando ogni evento, anche il più difficile, in opportunità di crescita ed occasione di ricchezza, perché tutto concorre al bene, per quelli che amano Dio (Rm 8, 28), come assicura san Paolo, che arriva persino a compiacersi delle difficoltà che incontra ed afferma: Quando sono debole, è allora che sono forte (2Cor 12, 10).

          Una forza che nasce dalla certezza della presenza viva e vivificante in noi dello stesso Signore che, ogni volta che si manifestò ai suoi, mostrò le mani ed il fianco con i segni indelebili della sua passione. Quell'amore che ha fatto sì che Gesù si consegnasse alle guardie, dando la vita per i suoi: “Se dunque cercate me, lasciate che questi se ne vadano” (Gv 18, 8), resta per sempre.

          Il Signore garantisce che la sua presenza è costante, non nasce come risposta ad un'emergenza, ma la precede. Per questo Gesù, quando i discepoli lo supplicano Salvaci Signore!, li rimprovera: Perché avete paura, gente di poca fede? (Mt 8, 25-26). Questa invocazione non nasce dalla fede, ma dalla sua mancanza, perché mette in dubbio l'amore del Signore.

          Il Padre conosce le necessità degli uomini più di loro stessi: “Perfino i capelli del vostro capo sono tutti contati (Mt 10, 30) e sa le cose di cui avete bisogno, prima che gliele chiediate (Mt 6, 7). L'esperienza di questa fiducia nella presenza del Signore libera il credente da ogni ansia per le sue necessità (cf Lc 2, 19), lo rende sereno e capace di essere attento ai bisogni dell'altro.

 

 

Una canzone

proposta da don Dario Bernardo M. osb

 

          Visto l'apprezzamento di alcuni circa il video di cui ho proposto la visione, ne propongo un altro. Si tratta del penultimo video dei Coldplay intitolato "Everyday life", si trova su youtube, video bellissimo, evocativo, dolcissimo; vi propongo pure il testo (tradotto da me, ma non fidatevi del mio inglese...) perché mi pare molto pasquale (con i suoi sette alleluia finali) ed adatto ai tempi che stiamo vivendo.

 

Cosa abbiamo intenzione di fare a questo mondo?

Guarda cosa stanno passando tutti.

In quale tipo di mondo vuoi vivere?

Sono il futuro o la storia?

 

Perché tutti soffrono, tutti piangono

tutti si dicono un sacco di bugie.

Tutti cadono, tutti sognano e tutti hanno dubbi.

Bisogna continuare a ballare quando le luci si spengono.

 

Come intendo guardare il mondo?

Tu sei mio fratello, non mio nemico.

 

Perché tutti soffrono, tutti piangono,

ognuno vede il colore degli occhi degli altri,

tutti amano, a tutti viene spezzato il cuore,

continuiamo a ballare quando le luci si spengono,

continuiamo a ballare quando le luci si spengono.

Tenetevi forti per la vita quotidiana,

tenetevi forti per la vita quotidiana.

 

Ma alle prime luci dell'alba spalancherò le mie braccia.

Alleluia (ripetuto sette volte).

Sì.