IV Comunicato

 

Carissime sorelle e carissimi fratelli,

         Innanzi tutto buona quinta domenica di quaresima a tutti. A questo proposito ricordo che siamo tutti, come cristiani, tenuti al "precetto festivo" come si diceva una volta. E' vero che non possiamo partecipare all'Eucarestia, ma non significa solamente questo vivere la domenica! Celebrare la domenica significa dedicare almeno un giorno alla settimana a vivere da risorti, nella mia relazione con me stesso, nella relazione con Dio e con il mio prossimo. Questo si faceva nei campi di sterminio di Hitler, possiamo a maggior ragione viverlo noi...

 

         Ormai da settimane siamo chiusi nelle nostre case; in questo momento la vita (o forse la Vita) ci sta chiedendo di vivere in isolamento? Assolutamente no! L'isolamento, del singolo, di una famiglia, di una comunità o di una nazione è sempre e solo negativo, spesso patologico e fonte di altre patologie! Isolamento significa chiudersi in se stessi: nessuno mi vuole e allora io non voglio nessuno, basto a me stesso, l'altro è minaccia. Tutto questo è inumano e quindi non può essere cristiano.

         Ma allora a cosa siamo chiamati? Alla solitudine. Questa non si subisce, si sceglie. Cerco la solitudine per ritrovare nel silenzio e nella tranquillità me stesso, la vera relazione con Dio e la sana relazione con il prossimo. La solitudine ha dignità umana e quindi è squisitamente cristiana.

         In questi giorni vediamo che chi patisce l'isolamento va in ansia, mentre chi è allenato a cercare la solitudine è nella pace interiore.

         Caratteristica dell'isolamento è la sterilità, tipicità della solitudine è la fecondità. Ma come si può essere fecondi nella relazione in questo momento?

         Cogliamo il suggerimento dal momento liturgico che stiamo vivendo: la quaresima ed il suo tipico digiuno. Non ho mai ringraziato tanto come in questo momento il non essere sui social per non dover vedere le tante baggianate più o meno pie che girano in questi tempi! Digiuno significa lasciar perdere messaggi, spesso notizie false, che aumentano l'angoscia, ma pure evitare messaggi più o meno spirituali che tanto, con il loro vuoto cosmico di senso, vanno così di moda. Evitiamo pure di mandare in giro, in modo indistinto, su tutti gli indirizzi che ci sono sulla nostra rubrica video o frasi che abbiamo ricevuto, questa forma di contagio ci fa ammalare il cuore; se voglio comunicare davvero non mando un sms che sta bene su tutto e nella sua banalità non dice niente a nessuno! Basta con 'sti gruppi! Relazione autentica significa che se una persona mi sta davvero a cuore, prendo il telefono (l'unico tipo di relazione "umana" che ci è consentita in questo momento) e chiamo, senza il timore farisaico "di disturbare": un amico non disturba mai, se siamo ancora umanamente sani!

         Chissà che oggi la Vita non ci chieda questo tipo di conversione: passare dall'isolamento alla solitudine.

 

         Tutte le sere celebro la messa (a porte chiuse) per tutti voi e porto all'altare del Signore le nostre pesantezze, le ansie e le paure.

 

         Questo "comunicato", che cerca di essere settimanale, diffondetelo il più possibile a tutte le persone della comunità perché al momento è il nostro unico collegamento. Nei giorni del triduo santo di Pasqua dal mercoledì alla domenica sarà quotidiano.

 

         Mentre "andiamo in stampa" ci arriva la notizia che è morta (di ictus celebrale) suor Osanna monaca domenicana decana del monastero di suor Chiara e di suor Daniela. La ricordiamo e la ricorderemo nella preghiera.

 

         A presto fratelli miei cari e buona settimana.

don Dario Bernardo M.

oblato benedettino

 

 

Il coraggio di aver paura

riflessione di Maria Sottil

 

         Io lo so che il Signore ci ama, che desidera il nostro bene, che conosce ciò di cui abbiamo bisogno e non si dimentica mai di noi.

         Ma io ho paura di quello che sta accadendo anche perché non conosco... e sta mietendo un mucchio di vittime; penso a quelle persone che muoiono da sole pur in mezzo a tanti altri, penso alle loro famiglie ed anche alla mia... penso a coloro che sono chiamati ad assistere i malati in ospedale e nelle case ed a tutti coloro che per lavoro rischiano in ogni momento il contagio...

         Quando prego non è per ricordare al Signore che siamo qui "abbandonati" da lui, con la paura che si sia dimenticando di noi distratto da chissà quale altro pensiero!...

         Lo prego per chiedere che non permetta che questa paura faccia venir meno la fede, la certezza nella sua infinita misericordia, nella sua provvidenza e soprattutto della sua salvezza per l'eternità.

         So che il Signore ci e mi ama e so anche che lui comprende tutte le mie angosce e legge nel mio cuore quindi non ci sono dubbi che possa fraintendere la mia preghiera.

         Glorifichiamo Dio. Io credo, Signore, aumenta la mia fede.

 

 

Riflessione di don Giuseppe Magnolini di Brescia

(proposto da suor Maria Silvia)

 

Carissimi, buona giornata a tutti ed a tutte.

         Mi veniva in mente questa riflessione dovuta un po’ ad alcune cose di questi giorni.     Qual è la differenza tra fede e magia? Io penso che ci sia una differenza abissale tra queste due entità. Perché dico questo? Perché nei giorni scorsi stavano girando alcune cose sui social che vengono anche inviate e che sanno più di magia che non di fede. La magia che cos’è? Avere la bacchetta magica e pensare che con questa bacchetta magica una volta che è toccata o tocca qualcosa tutto si rimetta apposto per incanto, tutto ritorni come prima. La magia è credere in cose surreali, in cose che non esistono e non possono esistere nella nostra esperienza umana. La magia è a volte trovare un capro espiatorio per cercare poi di fare il malocchio o cercare di modificare la situazione. La magia è pensare che un’immagine o una formula possano di punto in bianco risolvere la nostra situazione.          La fede invece che cos’è? La fede è innanzi tutto abbandono, abbandono nella certezza che c’è un Padre che ci tiene stretti nelle sue mani. La fede è sapere che siamo scritti sul palmo della mano di Dio. La fede è avere la certezza, come dice il salmo 120: “Alzo gli occhi verso i monti, da dove mi verrà l’aiuto? Il mio aiuto viene dal Signore, che ha fatto cielo e terra”, "Non potrà vacillare il tuo piede perché il Signore ti accompagna, perché il Signore ti custodisce, perché Lui è il custode di Israele". La fede è ascoltare la Parola, cercare di viverla; la fede è un incontro; la fede è amore, amore fraterno. Insomma la fede non è quella che ti risolve tutti i problemi della vita, forse a volte te li crea anche perché la fede è un abbandono, è un salto nel buio senza tante certezze. Quando io sento questa fede che ha tutte le certezze del mondo dico: ma dove sono andati a prenderla questa fede? La fede della Bibbia, la fede del cristiano, la fede di Gesù non è una fede che ha certezze, ma è una fede che diventa abbandono. Ricordiamo che sulla croce Cristo dice: “Dio mio, Dio mio, perché mi hai abbandonato?”. Ad un certo punto della sua esperienza Gesù non compie più miracoli perché si rende conto che la gente cerca soltanto questi segni e lui non ha la bacchetta magica per nessuno perché non è riuscito a risolvere i problemi di tutta la gente che ricorreva a lui. La fede è anche debolezza e noi questo tante volte non lo vogliamo capire. La fede è anche debolezza perché nella nostra debolezza si manifesta la forza di Dio. Ecco allora, così insieme, chiediamo il dono della fede, ma che sia una fede incarnata nella nostra vita, che sia quella fede che ci fa anche dire: Signore non riesco a capire tutto, ma mi abbandono a te nella certezza che mi abbandono nelle braccia del papà, nella certezza che mi abbandono alla tenerezza del Padre. La fede è anche questa, la fede a volte è camminare anche nel buio, la fede è non avere la bacchetta magica, è non avere la devozione pronta per tutti i casi disperati, non avere la soluzione ad alcune cose, ma la fede è semplicemente dire: nonostante tutto vado avanti. Nonostante tutto anche questa mattina il sole è sorto, nonostante tutto anche questa mattina è una giornata stupenda, nonostante tutto voglio credere che tutto andrà secondo il volere di Dio.

         Ed il volere di Dio qual è? Il nostro bene sommo, grande. E permettetemi anche una cosa, la fede è anche amore fraterno e l’amore fraterno è quello che ti fa pensare prima di tutto a te stesso: ama il prossimo tuo come te stesso. Prima devi amare te e questo non vuol dire essere egoista, vuol dire cercare di andare la di là dei sensi di colpa, vuol dire cercare di capire che in te è riflesso Dio, in te è riflesso il fratello e tu sei riflesso nel fratello e tu sei riflesso in Dio. Ed allora amare vuol anche dire, in questo tempo, stare ad alcune cose che ci hanno detto. Proprio ieri mi dicevano che c’è ancora tantissima gente che se ne infischia delle norme che sono state dette, gente che va in giro, gente che fa i cavoli suoi. Ecco, io penso che anche in questo dimostriamo di essere cristiani, anche in questo dimostriamo l’amore, stando a casa, stando alle regole che ci sono state date, non facendoci grandi problemi se non abbiamo l’Eucarestia perché la nostra fede si dimostra anche in questo deserto. L’abbiamo già detto, ma lo ribadiamo perché probabilmente non è sempre chiaro, stando a casa noi dimostriamo che siamo cristiani. Stando alle regole che ci vengono chieste in questo momento noi dimostriamo che come Chiesa camminiamo insieme alle fatiche, alle sofferenze, alle problematiche, alle difficoltà di ogni uomo perché siamo uguali a tutti gli altri, perché non siamo i superman della situazione, perché abbiamo paura anche noi come tutti gli altri, perché non abbiamo, come dicevo, la bacchetta magica che ci risolve i problemi, perché se ci ammaliamo rischiamo di stare male e possiamo rischiare che non vada sempre bene la faccenda. Ecco allora penso che anche questo sia importante da mettere nella nostra vita: stiamo a quello che ci viene chiesto per il bene nostro e per il bene di tutti. Anche questa è una forma di amore, di amore grande.

 

 

Poesia

         La nostra invincibile (pure in tempo di coronavirus) suor Maria Silvia ci propone anche una bellissima poesia di Kathleen O’ Meara datata, del 1869, ma sorprendentemente attuale!

 

         E la gente rimase a casa

e lesse libri ed ascoltò,

si riposò, fece esercizi

e fece arte e giocò

ed imparò nuovi modi di essere

e si fermò,

ed ascoltò più in profondità

qualcuno meditava

qualcuno pregava.

Qualcuno ballava

qualcuno incontrò la propria ombra

e la gente cominciò a pensare in modo differente

e la gente guarì.

E nell’assenza di gente che viveva in modi ignoranti

pericolosi, senza senso e senza cuore,

anche la terra cominciò a guarire

e quando il pericolo finì

e la gente si ritrovò,

si addolorarono per i morti

e fecero nuove scelte

e sognarono nuove visioni

e crearono nuovi modi di vivere

e guarirono completamente la terra

così come erano guariti loro.

 

 

Insieme, in cordata

alcuni dei messaggi comunitari arrivati in questo tempo, parole che ci fanno del bene.

 

         Non basterà venirne fuori, occorre lavorare a come ne verremo fuori!

 

         Siete persone che date un senso ed abbellite la parola "comunità". Vi voglio bene.

 

         Appena si sistema 'sta faccenda organizziamo una mega festa!

 

         Non sono tanto brava nel vivere il digiuno quaresimale, ora bisogna fare quello eucaristico... comincio a capire le parole di Etty Hillesum, lo "stare"..., per fortuna c'è l'abbondanza della Parola che ci accompagna.

 

         Questa sera sono lì a pregare con voi.

 

         Grazie del "Comunicato": ci fa bene e ci aiuta a sentirci uniti! Grazie del ricordo nella messa. E grazie a suor Maria Silvia del suo commento al Vangelo: è bellissimo, ci aiuta a riflettere ed è luce in questo periodo...

 

         Questa mattina ho seguito la messa in televisione, mi sono accorta di quanto mi manchi la nostra comunità. Ciò che più mi manca è l'accostarmi alla mensa del Signore. Buona domenica e grazie della vicinanza di tutti.

 

         Grazie delle parole di incoraggiamento.

 

         Il Signore, la quaresima, la vita, il momento ci invitano a purificarci, a fare pulizia, a liberarci da un modo vecchio e superstizioso di pensare a Dio, da un modo equivoco di vivere le relazioni, sempre con la paura di dire apertamente, di mostrarsi per come veramente si è...

 

         Oggi ho pregato con la meditazione di suor Maria Silvia... grazie per il sito.

 

         Ora capisco quanto sia importante la relazione... Ho bisogno del prossimo come ho bisogno dell'ossigeno per respirare!

 

         Bello il Comunicato! Suor Maria Silvia è una preziosa risorsa per tutti noi! Grazie di cuore.

 

         Sempre vicini... buona giornata.

 

         Anche se è a porte chiuse la messa è sempre aperta sul mondo! Uniti nella preghiera. Grazie.

 

         Messaggio del vescovo di Pinerolo (di cui stiamo meditando il libro "della caffettiera"), prima di essere ricoverato in terapia intensiva per essere intubato: "Ciao. Qui è una battaglia. si fatica. Saluta tutti!".

         Ricordiamolo nella preghiera.

 

 

L'amore in tempi di coronavirus

di Viviana Kasam

(proposto da suor Maria Silvia)

 

         Un amico mi ha inviato una fotografia che lo ritrae con la sua compagna, vestiti da sera, il tavolo imbandito per una cena elegante. Un altro, le immagini della sua casa piena di fiori freschi (si è messo d’accordo con un fiorista che glieli recapita ogni giorno fuori dalla porta). Mi hanno fatto riflettere sull’importanza di voler bene. Agli altri, ma soprattutto a se stessi. Chiusi in casa, ansiosi, sopraffatti dalle cattive notizie, con la sensazione che il cerchio si stringa intorno a noi (chi non ha un amico, un conoscente, un familiare positivo?), tendiamo a lasciarci andare, a trascurarci. Perché farsi belli, se tanto non si può uscire? Perché agghindare la casa, che è diventata la nostra prigione? Ed invece, quei gesti di cura fanno bene allo spirito. “La bellezza salverà il mondo”, lo ha detto magistralmente Dovstoevskij. Ben lo sapevano i musicisti che fino all’estremo delle loro esistenze suonavano e componevano nei campi di concentramento: un gesto per ribadire la loro umanità contro chi voleva trasformarli in numeri. Ricordo l’anziana nonna di una mia cognata, vedova, che viveva sola a Camogli, sempre sorridente e radiosa: “Mi curo la pelle con prodotti naturali, cucino prelibatezze tutti i giorni ed apparecchio la tavola con la tovaglia di lino: sto bene perché mi voglio bene” mi confidò.

         E’ vissuta serena fino a novant’anni. Amore è accettare le restrizioni cui siamo chiamati con responsabilità di se stessi e degli altri. Il ministro della salute israeliano, Naftali Bennet, in una intervista diffusa sui social, spiega che l’amore per i nonni è stare lontani, non facendo mancare la propria presenza virtuale e sollecitudine ed amore è fare una telefonata agli amici che sappiamo essere soli. Amore è un sorriso. Scambiarsi battute, vignette umoristiche, ridere, è un toccasana. Perché ci distrae per un attimo dai pensieri negativi e perché stimola la produzione di endorfine, i neurotrasmettitori del piacere, che contrastano il cortisolo prodotto dall’ansia e riequilibrano il nostro sistema immunitario.

         “E sia benedetto l’umorismo, il miglior modo di affrontare tutto questo. Quando riusciamo a ridere del Covid-19 proclamiamo, di fatto, che non siamo completamente paralizzati. Che abbiamo ancora libertà di movimento. Che continuiamo a combattere e non siamo vittime indifese (in realtà lo siamo, ma abbiamo trovato un modo di aggirare questa orribile consapevolezza e persino di riderne)”.

Sono le parole che lo scrittore David Grossman ha pubblicato in un suo recente intervento sul Corriere della Sera e che sintetizzano in poche righe l’essenza dell’umorismo ebraico, la witz. Un umorismo straordinario, sul quale sono stati scritti libri, realizzati spettacoli e che Woody Allen ha portato in modo superbo sullo schermo. E’ la capacità di ridere di se stessi, delle proprie disavventure e persino disgrazie, nella consapevolezza che la vita è incerta e spesso crudele, che la felicità, quando c’è, è transitoria, il destino quasi sempre riserva sofferenza, persecuzioni, calamità e l’unico modo di difendersi è relativizzare e sorridere. E’ l’umorismo di un popolo perseguitato e perdente, che sa che le vere vittorie sono quelle dello spirito.

         Ogni cultura ride a modo suo. Gli italiani sono i più fantasiosi: canzoni, imitazioni, sketch. L’incontenibile Crozza. Aldo, Giovanni e Giacomo con i loro viaggi immaginari. Totò riscoperto. Le serenate sui balconi. Il Nabucco cantato da un coro virtuale. Le bellezze del Paese con l’Inno di Mameli come colonna sonora. I francesi mettono in rete la Monna Lisa che finalmente riposa, o una modella sexy che ricava la mascherina dal triangolo del reggiseno… Gli americani non hanno bisogno di comici perché hanno Trump, ogni giorno una risata, segnalo la canzone “New York, New York” riscritta su di lui, una supercarica di endorfine, almeno per me, o il calendario delle sue dichiarazioni sul Covid-19, ognuna sul relativo quadratino del giorno in cui l’ha pronunciata, a partire da: “Abbiamo tutto sotto controllo” a fine gennaio, “Appena fa caldo finisce tutto” a metà febbraio (immagino che in California abbiano tirato un sospiro di sollievo), “Presto arriveremo a zero casi” (fine febbraio,) “Avremo vaccini prestissimo ed anche terapie” (inizio marzo), “Siamo stati bravissimi” (metà marzo) fino a “Questa è una pandemia, l’ho sempre detto” pochi giorni fa. Ridere per non piangere…

         Gli inglesi non rinunciano alle freddure: aereo pieno zeppo, la voce dello speaker annuncia: “Buongiorno, sono il vostro pilota. Oggi lavoro da casa…”.

         Il premier spagnolo annuncia: “Una buona notizia: l’infedeltà è scesa del 99,9%”.

         Il Paese che forse produce l’umorismo più caustico è Israele. Tra le prime barzellette che ho ricevuto, questa, subliminale, di matrice tipicamente yiddish: “Rabbino, qual è la dieta che lei consiglia in caso di coronavirus? Il pane azzimo, ovviamente. Ovviamente perché? Perché scivola facilmente sotto la porta”.

         Ma il nuovo umorismo israeliano pur affondando le radici nell’ironia yiddish è molto diverso dalla tradizione. Lo spiega la giornalista Viva Sarah Press in un lungo articolo apparso sul suo blog (vivaspress.com.): “E' un umorismo cinico, senza barriere, un umorismo dark che si è sviluppato sotto i bombardamenti dei razzi, gli attacchi terroristici, le continue minacce di guerra” sostiene. Bersagli preferiti il governo e le misure di sicurezza (“Saluta il Shin Bet, ormai è parte della nostra conversazione” è apparso subito dopo l’annuncio che i Servizi tracceranno gli spostamenti attraverso i cellulari). Tra i bersagli preferiti il Ministero dell’Istruzione “Il cui sito web continuamente va in tilt perché non è un sito porno e quindi non è abituato ad avere così tanti utenti contemporaneamente”, preso di mira per aver mandato gli insegnanti a casa nel divertente sketch dell’insegnante Shiri Kenisberg Levi, diventato virale in poche ore, nei panni di una madre con i figli a casa. “Se non moriremo di coronavirus moriremo di insegnamento a distanza” sbotta dopo un minuto e mezzo di improperi.

         “Una sana risata aiuta a mettere tutto in prospettiva e, trascinandoci in una diversa zona emotiva, può aiutarci a ristrutturare i nostri pensieri negativi” sostiene Jeff Gordon, clown therapist e fondatore di un programma di Happiness Training, l’allenamento alla felicità.

         In questo momento ne abbiamo proprio bisogno. Ed i social sono di grande aiuto. Avete notato? Ai selfies, alle varie blaterazioni si è sostituita una rete di solidarietà, di persone che offrono lezioni di yoga o di meditazione, consegne a domicilio, momenti di socializzazione, lezioni di bridge, book clubs, sostegno psicologico ed intrattenimento musicale (sublimi La Scala ed il Met che mettono in rete le opere più belle).