Adorazione Gennaio 2020

TRACCIA  DI  RIFLESSIONE  PER  L’ADORAZIONE  EUCARISTICA

DEL  MESE  DI  GENNAIO  2020

 

MESE  DELLA  PACE

 

 

“Alzati, perché a te è affidato un compito. Noi saremo con te; sii forte e mettiti all'opera".

Esdra 10, 4

 

Pure a noi è affidato il fratello nostro prossimo. Chiediamo al Signore che metta sul nostro labbro sempre parole di incoraggiamento e di sprone ad "alzarsi" e rimettersi in careggiata.

 

"Questo giorno è consacrato al Signore, vostro Dio; non fate lutto e non piangete!

(...) Questo giorno è consacrato al Signore nostro; non vi rattristate, perché la gioia del Signore è la vostra forza. (...) Tutto il popolo andò a mangiare, a bere, a mandare porzioni (ai poveri) ed a esultare con grande gioia, perché avevano compreso le parole che erano state lo proclamate".

Neemia 8, 9-12

 

Chiediamoci: come vivo la mia domenica? E' davvero un giorno speciale nella gestione della mia settimana? E' davvero segno del mio matrimonio con il Signore (come gli ebrei considerano il sabato), è davvero il giorno per ricordarmi che lui è lo sposo della mia anima, della mia intera esistenza?

Il non riuscire a vivere la domenica non è un problema di Dio, ma è segno di un disordine all'interno della mia vita, della gestione del tempo.

 

         "Tu, tu solo sei il Signore, tu hai fatto i cieli, i cieli dei cieli e tutto il loro esercito, la terra e quanto sta su di essa, i mari e quanto è in essi; tu fai vivere tutte queste cose e l’esercito dei cieli ti adora. (...) Tu sei il Signore Dio, che hai scelto Abram, lo hai fatto uscire da Ur dei Caldei e lo hai chiamato Abramo. Tu hai trovato il suo cuore fedele davanti a te e hai stabilito con lui un’alleanza, promettendo di dare la terra dei Cananei, degli Ittiti, degli Amorrei, dei Perizziti, dei Gebusei e dei Gergesei, di darla a lui e alla sua discendenza; hai mantenuto la tua parola, perché sei giusto. Tu hai visto l’afflizione dei nostri padri in Egitto

ed hai ascoltato il loro grido presso il Mar Rosso; hai operato segni e prodigi...".

Neemia 9, 6-37

 

Di questo lungo brano, di cui consiglio vivamente la lettura nella preghiera, di cui ho riportato solamente alcuni versetti, emerge la tematica del "ricordo" che nella tradizione ebraica biblica, non è mai semplice rievocazione del passato, ma un vivo incentivo all'azione.

E' un tener viva, con la memoria e con la lode, la coscienza della storia, perché continui a produrre i suoi effetti nel presente e provocare, con rinnovato vigore, la risposta di fede dell'uomo all'azione salvifica di Dio.

 

 

Traccia di meditazione tratto da "Il mistero del Natale"

 

di santa Teresa Benedetta della Croce monaca carmelitana

 

(professoressa Edith Stein)

 

Il Bambino divino è diventato il Maestro e ci ha detto che cosa dobbiamo fare. Per permeare tutta una vita umana di vita divina non basta inginocchiarsi una volta all’anno davanti alla mangiatoia e lasciarsi prendere dall’incanto della notte santa. A questo scopo bisogna stare quotidianamente in contatto con Dio per tutta la vita, ascoltare le parole che egli ha pronunciato e che ci sono state tramandate e metterle in pratica.

 

Dove il Bambino divino intenda condurci sulla terra è cosa che non sappiamo ed a proposito della quale non dobbiamo fare domande prima del tempo. Una cosa sola sappiamo e cioè che a quanti amano il Signore tutte le cose ridondano in bene. Ed inoltre che le vie, per le quali il Salvatore ci conduce, vanno al di là di questa terra.

 

Se mettiamo le nostre mani nelle mani del Bambino divino e rispondiamo con un “sì” al suo “Seguimi”, allora siamo suoi e libera è la via perché la sua vita divina possa riversarsi in noi.

 

La vita divina, che viene accesa nell’anima, è la luce che è venuta nelle tenebre, il miracolo della notte santa. Chi la porta in sé capisce quando se ne parla.

Dio in noi e noi in lui, questa è la nostra partecipazione al regno di Dio, che ha nell’incarnazione la sua base.

 

Essere figlio di Dio significa camminare dando la mano a Dio, riporre nelle sue mani ogni preoccupazione e speranza, non affannarsi più per sé e per il proprio futuro, questa è la volontà di Dio su di noi. Questa è la base della libertà e della gioia del figlio di Dio.

 

Il Salvatore, ben sapendo che siamo uomini e rimaniamo uomini quotidianamente alle prese con le nostre debolezze, viene in aiuto della nostra umanità in maniera veramente divina. Come il corpo terreno ha bisogno del pane quotidiano, così anche la vita divina necessita in noi di essere continuamente alimentata.

 

Essere una cosa sola con Dio: questa è la prima cosa. Ma una seconda ne segue immediatamente. Se nel corpo mistico Cristo è il capo e noi le membra, allora noi siamo membra gli uni degli altri e tutti insieme siamo una cosa sola in Dio, una vita divina. Se Dio è in noi e se egli è amore, allora non possiamo che amare i fratelli. Per questo il nostro amore del prossimo è la misura del nostro amore di Dio. Ma si tratta di un amore diverso dall’amore naturale per gli uomini. L’amore naturale si dirige verso questo o verso quello, verso chi è a noi legato da vincoli di sangue, da affinità di carattere o da interessi comuni. Gli altri sono “estranei”, di essi “non ce ne importa alcunché”, anzi possiamo addirittura provare avversione nei loro riguardi a motivo della loro indole, per cui ci guardiamo bene dall’amarli. Per il cristiano non esiste alcun “estraneo”. Nostro “prossimo” è chi sta via via davanti a noi ed ha più bisogno di noi, sia egli o meno nostro parente, ci “piaccia” o no, sia “moralmente degno” o meno del nostro aiuto.