La mondanità è un lento scivolare nel peccato

Autore: Papa Francesco, a cura di Marco Bétemps
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La mondanità è un lento scivolare nel peccato

Venerdì, 31 gennaio 2020

(testo tratto dalla registrazione, non rivisto dall’Autore che, per altro, non è madrelingua italiana).

 

Nel passo tratto dal secondo libro di Samuele, incentrato sulla figura del re Davide, vediamo i peccati del “santo re Davide”, che scivolando nella vita comoda dimentica di essere stato eletto da Dio: il censimento del popolo e la vicenda di Urìa che fa uccidere, dopo aver messo incinta la moglie Betsabea. Lui sceglie l’assassinio perché il suo piano per rimettere a posto le cose, dopo l’adulterio, fallisce miseramente. Davide continuò la sua vita normale. Tranquillo. Il cuore non si mosse.

Ma come il grande Davide, che è santo, che aveva fatto tante cose buone, che era tanto unito a Dio, è stato capace di fare quello? Questo non si fa da un giorno all’altro. Il grande Davide, lentamente è scivolato, lentamente. Ci sono dei peccati del momento: il peccato di ira, un insulto, che faccio fatica a controllare. Ma ci sono dei peccati nei quali si scivola lentamente, con lo spirito della mondanità. E’ lo spirito del mondo che porta a fare queste cose come se fossero normali. Un assassinio. “Lentamente” spiega il modo in cui piano piano il peccato si impossessa dell’uomo approfittando della sua comodità. Noi siamo tutti peccatori, ma delle volte facciamo peccati del momento. Io mi arrabbio, insulto. Poi mi pento. A volte invece ci lasciamo scivolare verso uno stato di vita dove... sembra normale. Normale, ad esempio, è non pagare la domestica come la si deve pagare, o chi lavora in campagna e viene retribuito la metà del dovuto. Ma è gente buona, sembra, che fa queste cose, gente che va a messa tutte le domeniche, che si dice cristiana.

Ma come mai tu fai questo? Ed altri peccati? Dico soltanto questo... Eh, perché sei scivolato in uno stato dove hai perso la coscienza del peccato. E questo è uno dei mali del nostro tempo. Pio XII lo aveva detto: “Perdere la coscienza del peccato”. “Ma, si può fare tutto...” ed alla fine si passa una vita per risolvere un problema. Quanto accade a Davide non è una cosa antica: in Argentina alcuni giovani giocatori di rugby hanno ucciso un compagno a botte, dopo una notte di movida. Ragazzi, diventati un branco di lupi. Un fatto che apre interrogativi sull’educazione data ai giovani, sulla società. C’è bisogno tante volte di uno schiaffo dalla vita per fermarsi, per stoppare quel lento scivolare nel peccato, c’è bisogno di una persona come il profeta Nathan, inviato da Dio a Davide, per fargli vedere il suo errore. Pensiamo un po’: quale è l’atmosfera spirituale della mia vita? Sono attento, ho bisogno sempre di qualcuno che mi dica la verità, o no, credo di no? Ascolto il rimprovero di qualche amico, del confessore, del marito, della moglie, dei figli che mi aiuta un poco? Guardando questa storia di Davide, del Santo re Davide, chiediamoci: “Se un santo è stato capace di cadere così, stiamo attenti, fratelli e sorelle, anche a noi può accadere”. Anche, domandiamoci: io in quale atmosfera vivo?

Che il Signore ci dia la grazia di inviarci sempre un profeta, può essere il vicino di casa, il figlio, la mamma, il papà, che ci schiaffeggi un po’ quando stiamo scivolando in questa atmosfera dove sembra che tutto sia lecito.