Dio ama ciascuno come un padre e come una madre

Dio ama ciascuno come un padre e come una madre

Giovedì, 22 marzo 2018

(testo tratto dalla registrazione, non rivisto dall’Autore che, per altro, non è madrelingua italiana).

 

Alle porte della settimana santa la Chiesa ci fa riflettere sul Signore che non dimentica, sul nostro Dio fedele. Ed infatti abbiamo ripetuto nel salmo (104): “Il Signore si è sempre ricordato della sua alleanza”. Il Signore mai dimentica, mai, perché Lui è fedele, non può non essere fedele: Lui è la fedeltà.

Nella prima lettura (Gen 17, 3-9) c’è il racconto del cambio di nome di Abramo, quando il Signore gli dice: “Quanto a me, ecco, la mia alleanza è con te”. Dunque, Dio non farà un’alleanza “con quelli”, no: “con te”. Ecco, allora, che il Signore fa un’alleanza con Abramo, un’alleanza che si allargherà, si allungherà; nella storia diventerà un popolo: un popolo che ne ha combinate tante.

Del resto i peccati del popolo li conosciamo. Tante volte, nel deserto, dopo la liberazione dall’Egitto, l’idolatria, le cose che ha fatto il popolo. Eppure il Signore è fedele. E questa è l’immagine che la Chiesa vuole per noi all’inizio della settimana santa: noi andremo in cammino col Signore fedele, che ci ha scelti, che mi ha scelto e non si dimentica di me, perché Lui ha quell’amore viscerale, che non fa dimenticarsi. Proprio questa è la fedeltà di Dio.

Nella mia terra c’è un fiore piccolino che si regala alle mamme il giorno della festa della mamma ed ha due colori: un azzurro soave per le mamme vive ed un viola per le mamme defunte. Sì, questo fiore ha due colori e si chiama “no me olvides” cioè non ti scordar di me, non scordarti di me.

Proprio questo è l’amore di Dio, come quello della mamma: Dio non si scorda di noi, mai, non può, è fedele alla sua alleanza. Certamente, questo ci dà sicurezza tanto che di noi possiamo dire “ma, la mia vita è tanto brutta, sono in questa difficoltà, sono un peccatore, una peccatrice”. Però Lui non si dimentica di te, perché ha questo amore viscerale ed è padre e madre: tutto lì. E poi questa fedeltà di Dio ci porta alla gioia come proposto oggi dalla liturgia (Gv 8, 51-59): è esattamente quello che Gesù rispose ai giudei: “Abramo vide il mio giorno, esultò nella speranza”. Dunque la nostra gioia è esultare nella speranza. Forse perché io sono buono? No, perché Lui è fedele.

Esultare nella speranza perché ognuno di noi sa che non è fedele, nessuno di noi è fedele, ma Lui sì. Ecco la nostra speranza e la nostra gioia: la sua fedeltà che ci prende per mano e non ci lascia, non ti lascia. Pensiamo al buon ladrone: il Dio fedele non può rinnegare se stesso, non può rinnegare noi, non può rinnegare il suo amore, non può rinnegare il suo popolo, non può rinnegare perché ci ama. E questa è la fedeltà di Dio.

Quando noi ci accostiamo al sacramento della penitenza: per favore, non pensiamo che andiamo alla tintoria a togliere le sporcizie, no. Piuttosto noi andiamo a ricevere l’abbraccio di amore di questo Dio fedele, che ci aspetta sempre. Sempre!

C’è un’ultima cosa: il Vangelo di oggi finisce con un versetto interessante, dice che questi dottori della legge “raccolsero delle pietre per gettarle contro di lui; ma Gesù si nascose ed uscì dal tempio”. Le pietre, dunque, per lapidare i peccatori. Invece la fedeltà a Dio mai lapida un peccatore.

Le pietre per oscurare la verità della resurrezione, davanti al sepolcro, chiusa lì; le pietre per uccidere ha rilanciato san Francesco. Ma se noi non riconosciamo la fedeltà di Dio, lo stesso Signore ci dice: “Grideranno queste pietre, saranno più forti di noi”.

Io non vorrei aggiungere qualche cosa: è tanto chiaro questo!