Il navigatore e i quattro guai

Autore: Papa Francesco, a cura di Marco Bétemps
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MEDITAZIONE  MATTUTINA  NELLA  CAPPELLA  DELLA  DOMUS  SANCTAE  MARTHAE

 

Il navigatore e i quattro guai

 

Lunedì, 6 giugno 2016

 

Possiamo immaginare in quale contesto Gesù ha pronunciato il discorso delle beatitudini, così come lo riporta Matteo nel suo Vangelo (5, 1-12). Ecco allora Gesù, le folle, il monte, i discepoli. E Gesù si mise a parlare ed insegnava la nuova legge, che non cancella l’antica, perché lui stesso ha detto che fino all’ultima jota dell’antica legge dev’essere compiuta. In realtà Gesù perfeziona l’antica legge, la porta alla sua pienezza. E questa è la legge nuova, questa che noi chiamiamo le beatitudini. Sì, è la nuova legge del Signore per noi. Infatti le beatitudini sono la guida di rotta, di itinerario, sono i navigatori della vita cristiana: proprio qui vediamo, su questa strada, secondo le indicazioni di questo navigatore, come possiamo andare avanti nella nostra vita cristiana.

Nelle beatitudini ci sono tante cose belle: possiamo fermarci in ognuna fino alle dieci del mattino. Ma io vorrei soffermarmi su come l’evangelista Luca spiega questo. Rispetto al brano di Matteo proposto oggi dalla liturgia, Luca nel capitolo 6 del suo Vangelo dice lo stesso, ma alla fine aggiunge qualcosa che Gesù ha detto: i quattro guai. Proprio i quattro guai. E così ecco che anche Luca elenca quel “beati… beati… beati… beati tutti…”». Ma poi aggiunge “guai… guai… guai… guai…”.

Sono precisamente quattro guai. E cioè: “Guai a voi ricchi, perché avete avuto la vostra consolazione; guai a voi se siete sazi, perché avrete fame; guai a voi che ridete: piangerete; guai a voi, quando tutti diranno bene di voi: così hanno fatto i vostri antenati con i falsi profeti”. E questi guai illuminano l’essenziale di questo foglio, di questa guida di cammino cristiano.

Il primo “guai” riguarda i ricchi. Ho detto tante volte che le ricchezze sono buone e che quello che fa male e che è cattivo l’attaccamento alle ricchezze, “guai”! La ricchezza infatti è un’idolatria: quando io sono attaccato, allora faccio idolatria. Non è certo un caso se la maggior parte degli idoli sono fatti d’oro. E così ci sono quelli che si sentono felici, a loro non manca niente, hanno un cuore soddisfatto, un cuore chiuso, senza orizzonti: ridono, sono sazi, non hanno fame di nulla. E poi ci sono quelli a cui piace l’incenso: a loro piace che tutti parlino bene di loro e così sono tranquilli. Ma “guai a voi” dice il Signore: questa è l’anti-legge, è il navigatore sbagliato.

E’ importante notare che questi sono i tre scalini che portano alla perdizione, così come le beatitudini sono gli scalini che portano avanti nella vita. Il primo dei tre scalini che portano alla perdizione è appunto l’attaccamento alle ricchezze, quando si avverte di non aver bisogno di nulla. Il secondo è la vanità, la ricerca che tutti dicano bene di me, tutti parlino bene: mi sento importante, troppo incenso ed io alla fine credo di essere giusto, non come quello suggerendo di pensare alla parabola del fariseo ed il pubblicano: “Ti ringrazio perché non sono come questo”. Tanto che quando siamo presi dalla vanità si finisce persino per dire e questo accade tutti i giorni, “grazie, Signore, che sono tanto un buon cattolico, non come il vicino, la vicina”.

Il terzo è l’orgoglio che è la sazietà, sono le risate che chiudono il cuore. Con questi tre scalini andiamo alla perdizione perché sono le anti-beatitudini: l’attaccamento alle ricchezze, la vanità e l’orgoglio.

Le beatitudini invece sono il cammino, sono la guida per il cammino che ci porta al regno di Dio. Tra tutte però c’è una che, non dico sia la chiave, ma ci fa pensare tanto: “Beati i miti”. Proprio la mitezza. Gesù dice di se stesso: imparate da me che sono mite di cuore, che sono umile e mite di cuore. Dunque la mitezza è un modo di essere che ci avvicina tanto a Gesù. Invece l’atteggiamento contrario procura sempre le inimicizie, le guerre e tante cose brutte che succedono. La mitezza di cuore può essere scambiata per sciocchezza: no, è un’altra cosa, è la profondità nel capire la grandezza di Dio, è adorazione.

Pensate alle beatitudini che sono il biglietto, il foglio di guida della nostra vita, per non perdersi e non perderci. E ci farà bene oggi leggerle: sono poche, cinque minuti, capitolo 5 di Matteo. Sì, leggerle un pochettino, a casa, cinque minuti, ci farà bene perché le beatitudini sono il cammino, la guida. E pensare, poi, anche alle quattro anti-beatitudini riportate dall’evangelista Luca, quei quattro guai che mi faranno sbagliare strada e finire male.