Lectio 5 giugno 2015

Lectio 5 giugno 2015

Laura Verrani
 
Lettera ai Romani -  cap.16
 
1 Vi raccomando Febe, nostra sorella, che è al servizio della Chiesa di Cencre: 2 accoglietela nel Signore, come si addice ai santi, e assistetela in qualunque cosa possa avere bisogno di voi; anch’essa infatti ha protetto molti, e anche me stesso.
 
Spiegazione del testo (appunti di Carla)
 
Paolo saluta e cita 29 persone, di cui 26 nominate per nome e 10 donne.
Sono le sorelle della primissima ora di cui non abbiamo mai sentito il nome.
Se 26 sono i nomi, 10 sono quasi le metà e di quasi ciascuna di esse Paolo dice qualcosa di strabiliante e ciò ci permette di conoscere cosa facevano le donne nella chiesa primitiva.
Il papa a più riprese dice che bisogna dare spazio alle donne nella chiesa e quindi possiamo vedere che non ci dobbiamo inventare niente.
Andare avanti nella chiesa coincide nel tornare alla sorgente.
Questo passo è sicuramente di Paolo, che non è misogino, ed è il monumento delle lettere di Paolo.
Queste donne appartengono alla comunità di Roma, ma Febe non è una donna che sta a Roma e che lui saluta, ma Febe parte da dove di trova Paolo e andrà a Roma. Questa Febe sarebbe la latrice della lettera e questa è una cosa grossa; ne deriva che si pensa che chi portava la lettera avesse anche compiti di spiegazione della lettera stessa quindi non sarebbe solo una postina, ma una persona di sua fiducia incaricata non solo di portarla, ma di spiegarla e, se questo è vero, significa che questa è una persona di primo piano. Diaconessa della chiesa di Cencre dice la vecchia traduzione. Siccome è una donna è stata adesso tradotta “al servizio”, ma è errato.
Dice inoltre “ha protetto molti e anche me stesso”; il verbo greco è “prostatene”, il quale tra gli ultimi significati ha proteggere, ma i primi significati sono “presiedere, dirigere, amministrare”, quindi si parla dei cosiddetti presbiteri, quelli che fanno da guida nel Signore, coloro che esercitano bene la presidenza, cioè governano. Probabilmente Paolo dice “essa è stata guida per me e anche per altri”.
 
3 Salutate Prisca e Aquila, miei collaboratori in Cristo Gesù. 4 Essi per salvarmi la vita hanno rischiato la loro testa, e a loro non io soltanto sono grato, ma tutte le Chiese del mondo pagano. 5 Salutate anche la comunità che si riunisce nella loro casa. Salutate il mio amatissimo Epèneto, che è stato il primo a credere in Cristo nella provincia dell’Asia. 6 Salutate Maria, che ha faticato molto per voi. 7 Salutate Andrònico e Giunia, miei parenti e compagni di prigionia: sono insigni tra gli apostoli ed erano in Cristo già prima di me.8 Salutate Ampliato, che mi è molto caro nel Signore. 9 Salutate Urbano, nostro collaboratore in Cristo, e il mio carissimo Stachi.
 
Salutate Prisca e Aquila, una coppia citata più volte nel nuovo testamento, sono marito e moglie, e hanno una comunità che si riunisce nella loro casa. La chiesa primitiva li conosceva e quasi tutte le volte sono citati così, premettendo il nome della donna. Lei era probabilmente di traino, la vera forza evangelizzatrice. Nella loro casa ci si riunisce e questa cosa va ricordata, la chiesa è nata nelle case. Le chiese, i templi non ci sono. Quando si parla della famiglia si dice che è una piccola chiesa domestica il che è improprio perché significa fare il ragionamento contrario dicendo che dobbiamo portare la chiesa nella famiglia, Non è la famiglia che deve imparare dalla chiesa, queste persone avevano come riferimento quelle coppie che si riunivano. Esempio sono i due discepoli di Emmaus, che andavano a casa loro, erano un uomo e una donna (Cleopa, nome femminile). Era quindi un'apparizione di Gesù ad una coppia che stava andando a casa loro e ciò è estremamente significativo.
Chiesa domestica, che nasce in casa.
 
10 Salutate Apelle, che ha dato buona prova in Cristo. Salutate quelli della casa di Aristòbulo. 11 Salutate Erodione, mio parente. Salutate quelli della casa di Narciso che credono nel Signore. 12 Salutate Trifena e Trifosa, che hanno faticato per il Signore. Salutate la carissima Pèrside, che ha tanto faticato per il Signore. 13 Salutate Rufo, prescelto nel Signore, e sua madre, che è una madre anche per me. 14 Salutate Asìncrito, Flegonte, Erme, Pàtroba, Erma e i fratelli che sono con loro. 15 Salutate Filòlogo e Giulia, Nereo e sua sorella e Olimpas e tutti i santi che sono con loro. 16 Salutatevi gli uni gli altri con il bacio santo. Vi salutano tutte le Chiese di Cristo.
17 Vi raccomando poi, fratelli, di guardarvi da coloro che provocano divisioni e ostacoli contro l’insegnamento che avete appreso: tenetevi lontani da loro. 18 Costoro, infatti, non servono Cristo nostro Signore, ma il proprio ventre e, con belle parole e discorsi affascinanti, ingannano il cuore dei semplici. 19 La fama della vostra obbedienza è giunta a tutti: mentre dunque mi rallegro di voi, voglio che siate saggi nel bene e immuni dal male. 20 Il Dio della pace schiaccerà ben presto Satana sotto i vostri piedi. La grazia del Signore nostro Gesù sia con voi.
21 Vi saluta Timòteo mio collaboratore, e con lui Lucio, Giasone, Sosípatro, miei parenti. 22 Anch’io, Terzo, che ho scritto la lettera, vi saluto nel Signore. 23 Vi saluta Gaio, che ospita me e tutta la comunità. Vi salutano Erasto, tesoriere della città, e il fratello Quarto. 24
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25 A colui che ha il potere di confermarvi nel mio Vangelo, che annuncia Gesù Cristo, secondo la rivelazione del mistero, avvolto nel silenzio per secoli eterni, 26 ma ora manifestato mediante le scritture dei Profeti, per ordine dell’eterno Dio, annunciato a tutte le genti
perché giungano all’obbedienza della fede, 27 a Dio, che solo è sapiente, per mezzo di Gesù Cristo, la gloria nei secoli. Amen.
 
Maria, Trifena, Trifosa e Perside: di tutte loro si dice che hanno lavorato per il Signore. Il verbo è “copiau”, stesso verbo che in Giovanni, incontro con la samaritana, significa affaticato. E' la fatica del Signore, è lui che lavora. E' il verbo che nella chiesa nascente indica i presbiteri, quelli che vi fanno da guida nel Signore. I presbiteri che esercitano bene la presidenza, coloro che si affaticano nella predicazione. Nella chiesa primitiva non c'era la gerarchia e queste figure hanno nomi diversi. Tra questi vengono identificati “quelli che faticano”.
Andronico e Giunia: di nuovo una coppia.
La parola apostolo designa i dodici, quelli che sono mandati, che l'hanno visto risorto. Ma Paolo mette tra gli apostoli questa coppia perché, pur non avendo vissuto con Gesù, erano in Cristo già prima di lui e Giunia, una donna, è chiamata apostola.
A forza di ricopiare questi testi Giunia è diventata Giunio. La Bibbia di Gerusalemme mette una nota che dice che sono “apostoli in senso lato”; essendo una donna non si vuole dire che sia apostola.
Ci sono altre due donne da ricordare, che non sono nella lettera, ma sono citate nella lettera ai Filippesi, sempre nei saluti: Evodia e Sintiche. Sono due che stanno litigando e Paolo le esorta ad andare d'accordo. Il problema del dissidio deve essere stato notevole, ma Paolo non si sarebbe interessato di una bega nella comunità se non fossero state due elementi di primo piano. Paolo, che ha litigato anche con Ietro, sa che se due elementi importanti nella comunità litigano, questo lacera la comunità.
Siamo partiti da Eva che diventa una combattente, una nemica del male.
Santa Teresa d'Avila dice un po' sconsolata: verranno i tempi in cui non si storcerà il naso ma si accoglieranno gli spiriti forti, quantunque siano donne.