Preparazione alla Lectio I

Autore: Teologa Laura Verrani
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Preparazione alla lectio I

Laura Verrani
 
I discepoli di Emmaus Lc 24, 25-32
 
Mi sembra che questa pagina possa essere una guida per introdurci ad un rapporto personale con la Scrittura, in modo tale che chiunque quando legge possa fare l'esperienza che qui è detta: “Non ci ardeva forse il cuore nel petto quando conversava con noi e ci spiegava le Scritture?”
Quello che vorrei fare in questi due incontri è darvi delle “dritte” per vivere quel tempo di silenzio che ci viene regalato (è proprio un regalo perché riuscire a trovare mezz'ora di silenzio per pregare non è una cosa che si trova ovunque e si fa ovunque, è proprio un regalo) come un momento prezioso. Il rischio è di disperderlo oppure dare importanza a quello che si è ascoltato, ma non riuscire a fare una lectio divina, cioè a fare in proprio, autonomamente.    
Sono molto contenta di iniziare così cercando di darvi degli strumenti per due motivi.
Il primo è perché quando faccio degli incontri, alla fine la gente mi dice che bello, però ci vuole qualcuno che lo sappia spiegare, io da solo poi non riesco. A me questo spiace molto perché so che non è vero. Chiunque, se si mette, tira fuori dalla Scrittura dei tesori enormi. Solo che magari uno non ci crede e non lo fa, pensa che sia più bello usufruire della meditazione di un altro.
Ma il rapporto personale col Signore è impareggiabile.
Il secondo motivo è perché posso dirvi che il mio amore, la mia passione per la Scrittura è proprio esploso anni fa ascoltando le lectio divine di un padre gesuita. Mi ricordo perfettamente il pensiero, dopo aver sentito lui che spiegava cose che non avrei mai pensato di capire, io voglio fare così, voglio poter entrare nella Bibbia in questo modo. Se l'ho fatto io, lo possono fare tutti.
Perciò sono tanto contenta di provare adesso a darvi alcuni strumenti per la mezz'ora che segue. La tappa importante non è questa, ma la mezz'ora dopo.
Innanzi tutto la lectio va preparata, non si può buttarsi dentro al testo subito.
Il testo di Luca ci fa vedere i due che vanno al villaggio in cui abitano e parlano, parlano. Gesù si affianca a loro senza farsi riconoscere e li fa parlare. Solo quando finalmente stanno zitti, Gesù attacca a parlare lui.
Ecco la pedagogia di Gesù: non ha iniziato subito, c'è un prima, c'è un tempo che predispone all'ascolto.
Nella lectio noi ascoltiamo il Signore che parla, ma in realtà questo succede dopo. La prima cosa che fa il Signore è far parlare noi e finché noi non abbiamo parlato, non abbiamo buttato fuori tutto quello che c'è da buttar fuori, lui non parla. Quindi la Parola inizia con lo stare zitta, inizia paradossalmente con l'ascoltare noi. Questo tempo è evidentemente prezioso, il Signore lo predispone.
L'altra cosa che si vede in questo brano è quello che dovrebbe succedere se si sta con la Parola in modo proficuo, cioè quando la lettura ha raggiunto l'obiettivo; o meglio si vede bene sia cosa succede quando questo non avviene, sia quando avviene perché i due fanno esattamente questo passaggio.
Loro la Scrittura la conoscevano, hanno seguito il Signore, stanno nelle leggi, ma si vede bene che non hanno ottenuto nulla da quel rapporto. Esiste quindi la possibilità di stare davanti alla Parola di Dio senza che succeda nulla.
A che cosa deve servire la Scrittura? A loro doveva servire, a noi, a tutti deve servire.
Loro erano coinvolti con Gesù, e Gesù sembra abbia fallito in tutto ciò che aveva promesso. Stanno vivendo un momento delicatissimo e terribile. Erano accadute delle cose attorno a loro e la Scrittura avrebbe dovuto aiutarli ad interpretarle. Quando il rapporto con la Scrittura funziona, succede che siamo in grado di capire, dare un senso alle cose che ci accadono. Loro non erano riusciti a farlo.
E' successo quindi qualcosa di grave, di incomprensibile, stanno nel non senso, stanno lì con un grosso punto interrogativo, non hanno la chiave di lettura per decifrare.
Noi pensiamo sempre che quando facciamo la lectio, quando prendiamo in mano la Parola, dobbiamo capirla, interpretarla. Ed è giustissimo. Però ancora più importante è capire che dobbiamo lasciare che la Parola interpreti noi. Non siamo tanto noi che interpretiamo la Parola, ma è la Parola, se è usata bene, che ci serve per capire quello che ci accade mentre viviamo.
Questo però può anche non succedere come è capitato ai discepoli di Emmaus, che pure era gente in gamba, formata. Infatti Gesù, appena prende la parola, dice: Sciocchi (cioè senza testa) e tardi di cuore cioè col cuore lento lento, che non parte. Stanno lì davanti alla Parola e non capiscono.
C'è un salmo simpaticissimo, il 73, che usa una immagine che fotografa questa realtà. Ecco cerco di fare tutto bene, seguo la legge, sono fedele e tuttavia mi è successo questo e quest'altro, mi va tutto male, mi guardo attorno e vedo che prosperano coloro che non seguono la legge. Poi c'è un punto di svolta e capisce. E rievoca quando non capiva. Dice: Ero stolto e non capivo, stavo davanti a te come una bestia, letteralmente come un ippopotamo. E non succede niente.
Oppure esiste la possibilità di mettersi davanti alla pagina e succede che il Signore si sieda accanto come ha fatto con loro e la spiega e tu la capisci.
Da cosa si capisce questo? Dopo che Gesù ha finito di parlare, i discepoli insistono: Resta con noi.
Questo è il primo sintomo che la tua lectio sta funzionando: il desiderio di continuare, di non finire. Vorresti che quel momento continuasse perché lo stai gustando finalmente.
Secondo sintomo positivo: non ci ardeva forse il cuore nel petto mentre conversava con noi?
Adesso scoprono che il loro cuore si è messo in moto, si è scaldato come un motore ed è partito.
Il cuore nella Bibbia è il centro propulsivo della persona, non è il centro degli affetti, dei desideri, del sentire, ma è il centro delle decisioni, la parte più intima della persona in cui decide di sé.
Quando la lectio funziona, tu ci provi gusto, non vorresti più smettere, lo senti che si è mosso dentro qualcosa.
Vorremmo quindi questa sera incominciare a provare in proprio questa esperienza.
Prima cosa perché questo accada (Gesù stesso nel testo ci mette un po' di tempo): deve esserci un tempo di preparazione.
In mezz'ora di silenzio che avete a disposizione non improvvisate, ma organizzate il vostro tempo.
Decidete che vi sarà un tempo di preparazione. Decidete quanto deve durare, poi decidete il tempo successivo della lettura e del lavoro sul testo (questo lo vedremo la prossima volta). E' importante non andare così come viene viene, ma decidete che in questa mezz'ora voi fate dieci minuti o un quarto d'ora di preparazione e fatela.
Innanzitutto, prima cosa è mettersi alla presenza di Dio. Non è scontato. Il Signore è sempre presente, ma, come si vede nel testo, Gesù camminava accanto ai due, ma non se ne erano accorti.
Quindi prima cosa per accendere la luce giusta è accorgersene, mettersi alla sua presenza.
Come?
Ad esempio con l'immaginazione. Chiudo gli occhi e immagino che lui è lì accanto a me, seduto, in piedi... come preferisco, ma immaginarlo come una cosa reale.
Dice santa Teresa d'Avila: Non chiamo orazione (preghiera) quella di colui che non considera con chi parla, chi è che parla, cosa domanda e a chi domanda... Cioè non è preghiera quella in cui non parti dal considerare con chi hai a che fare.
Mentre ti metti alla presenza del Signore, fai mente locale che siete tu e lui.
Può aiutare un altro suggerimento di santa Teresa: la preghiera è mettersi alla sua presenza, la chiama uno stare da solo a solo con colui dal quale sappiamo di essere amati. Allora partiamo da questo: siamo con colui che in assoluto ci ama di più al mondo, quindi non potrà che andare bene, qualunque cosa succeda.
Dobbiamo prepararci alla lectio con la consapevolezza che andiamo a farci coccolare. Possiamo avere il marito migliore del mondo, ma non riuscirà mai ad amarci come ci ama lui.
Secondo passo: adesso dovete essere presenti voi. Che cosa vuol dire?
Il Signore inizia tutto il dialogo con l'uomo proprio a partire da questo: aiutare l'uomo a essere presente a se stesso. Una delle primissime cose che Dio dice all'uomo è: Dove sei?
Questo secondo momento potrebbe essere organizzato attorno a questa domanda: Dove sono io adesso?
Mi spiego meglio. Il vangelo di Luca inizia così:
“Nell'anno decimoquinto dell'impero di Tiberio, mentre Ponzio Pilato era governatore della Giudea... sotto i sommi sacerdoti Anna e Caifa, ...la parola di Dio scese su Giovanni... nel deserto”.
La Parola di Dio, quando viene verso di te, viene in condizioni precisissime. Quindi nell'anno 2015
a Malanghero, il giorno 16 ottobre. Non è il 2014, tu non sei quello che eri l'anno scorso e neanche quello che sarai tra due giorni. La Parola di Dio arriverà a te esattamente dove sei, in quello che stai vivendo ora il 16 ottobre 2015.
Un suggerimento. Io per esempio mi baso su due cose. Parto da tutte le cose belle che oggi mi stanno capitando, persone, cose, incontri... e ringrazio. Questo può essere un primo passo.
Poi fare mente locale sulle cose che non vanno, che cosa manca, di cosa devo chiedere scusa, c'è qualcosa che mi fa soffrire... Questo può essere un modo per rispondere a questa domanda: Dove sono?
Ecco questo è un modo per prepararsi.
Poi provate a leggere il testo, state lì a leggere e rileggere, fate attenzione... La prossima volta vedremo come leggere.
Questa sera mi fermerei qui. L'invito è di cominciare a mettere le mani in pasta, fare l'esperienza di avere la Bibbia davanti e il Signore di fianco che ce la spiega passo passo.
C'è ancora una cosa che vale la pena sottolineare in questo testo di Luca.
Il Signore, dopo averli rimproverati, spiega anche un po' qual è il problema che loro avevano con le Scritture: sicuramente leggevano, ma questo non li aveva aiutati a capire la realtà.
Non bisognava che il Cristo sottostesse ecc.…. e cominciando da Mosè e dai profeti spiegò loro in tutte le scritture ciò che si riferiva a lui.
Questa portatevela sempre dentro come una memoria preziosa. In tutte le Scritture c'è qualcosa che si riferisce a lui, cioè lui è il vangelo, è la buona notizia. Che cosa significa? Che non c'è pagina della Scrittura che non contenga una buona notizia per voi.
La buona notizia è Lui.