Lectio 14 febbraio 2014

Autore: Teologa Laura Verrani
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Lectio 14 febbraio 2014

Laura Verrani

 

Sacramento della confessione, riconciliazione

 

Samo 50 (51) Miserere

 

La penitenza è il sacramento che permette di ravvivare la grazia del battesimo.

Il testo scelto non è così canonico

 

1 Al maestro del coro. Salmo. Di Davide. 2 Quando il profeta Natan andò da lui, che era andato con Betsabea.

3 Pietà di me, o Dio, nel tuo amore; nella tua grande misericordia cancella la mia iniquità.

4 Lavami tutto dalla mia colpa, dal mio peccato rendimi puro.

5 Sì, le mie iniquità io le riconosco, il mio peccato mi sta sempre dinanzi.

6 Contro di te, contro te solo ho peccato, quello che è male ai tuoi occhi, io l’ho fatto: così sei giusto nella tua sentenza, sei retto nel tuo giudizio.

7 Ecco, nella colpa io sono nato, nel peccato mi ha concepito mia madre.

8 Ma tu gradisci la sincerità nel mio intimo, nel segreto del cuore mi insegni la sapienza.

9 Aspergimi con rami d’issòpo e sarò puro; lavami e sarò più bianco della neve.

10 Fammi sentire gioia e letizia: esulteranno le ossa che hai spezzato.

11 Distogli lo sguardo dai miei peccati, cancella tutte le mie colpe.

12 Crea in me, o Dio, un cuore puro, rinnova in me uno spirito saldo.

13 Non scacciarmi dalla tua presenza e non privarmi del tuo santo spirito.

14 Rendimi la gioia della tua salvezza, sostienimi con uno spirito generoso.

15 Insegnerò ai ribelli le tue vie e i peccatori a te ritorneranno.

16 Liberami dal sangue, o Dio, Dio mia salvezza: la mia lingua esalterà la tua giustizia.

17 Signore, apri le mie labbra e la mia bocca proclami la tua lode.

18 Tu non gradisci il sacrificio; e offro olocausti, tu non li accetti

19 Uno spirito contrito è sacrificio a Dio; un cuore contrito e affranto tu, o Dio, non disprezzi.

20 Nella tua bontà fa’ grazia a Sion, ricostruisci le mura di Gerusalemme.

21 Allora gradirai i sacrifici legittimi, l’olocausto e l’intera oblazione; allora immoleranno vittime sopra il tuo altare.

 

I testi su cui si fonda la teologia del sacramento sono nei vangeli ma questo è stato scelto per il clima penitenziale e perché il testo ci permette di entrare nell'animo di un peccatore che si pente.

Il salmo è attribuito a Davide

I primi 2 versetti hanno un titolo

 

1 Al maestro del coro. Salmo. Di Davide.

2 Quando il profeta Natan andò da lui, che era andato con Betsabea

 

che richiama quanto Davide avesse capito la gravità di ciò che Davide aveva fatto con Betsabea.

Davide quando Uria ritorna dalla guerra mentre Betsabea è incinta ma Uria rimane integro e Davide decide di mandarlo in prima linea per farlo morire. Davide la sposa dopo la morte facendo anche bella figura sinché non arriva Natan e racconta la storia della pecorella che è stata presa dal ricco al povero.

Il salmo 50 esce da questa situazione dove Davide ha capito che quell'uomo merita la morte e Davide riconosce essere lui quell'uomo.

I versetti finali sono probabilmente un'aggiunta (le mura di Gerusalemme non sono state ancora distrutte siamo a 500 anni prima).

Il salmo si può dividere in 2 parti sulla base della considerazione delle parole chiave: (peccato, colpa) fino al versetto 11; dal versetto 12 in poi la parola peccato scompare.

La prima parte è quindi caratterizzata dalla forte, intensa presenza della parola peccato, poi cambia completamente l'orizzonte.

Nel sacramento della penitenza, d'altra parte, si ha a che fare col peccato.

Nel testo ebraico vengono usate 3 parole diverse che vogliono dire la stessa cosa.

Si dice sempre la stessa cosa ma con una certa ricchezza di vocabolario, cosa non comune nella lingua ebraica che è fondamentalmente povera.

Per parlare di peccato non ci mancano le parole: è qualcosa di cui abbiamo esperienza. Realtà di cui siamo espertissimi. All'inizio della Bibbia, coi racconti della genesi (capitoli 3-11) succede la stessa cosa. Anche la genesi non è scritta per mettere un episodio accanto all'altro ma è per dire la stessa cosa: che il male c'è, che l'uomo lo conosce, ne ha esperienza. Ci fa percepire qualcosa che riguarda il peccato: non ci basta una parola o un'immagine poiché non c'è una parola o un'immagine che lo possa interamente rappresentare.

E' una realtà che è più grande, la teologia la chiama mistero; è una realtà che trasborda, sempre un po' sovrabbondante rispetto alla nostra capacità di dire ecco l'ho capita.

Parliamo del peccato al singolare ma c'è la falsità, l'omicidio, ecc. dentro un peccato ce ne sono diversi; ogni peccato non si presenta come un'isola ma come un arcipelago; un peccato non arriva da solo. Questa parte inizia con la parola “pietà”, il verbo “aneni” che significa fare grazia, fare dono, regalo.

Davide ha quindi consapevolezza di quanto grande, profondo sia il suo peccato; quindi fammi un regalo; cioè siccome ne ho combinate di troppo grosse e non me lo merito, allora fammi un regalo. Siccome non ho titoli fammi grazia, fammi un regalo.

Peccando ho meritato i tuoi castighi è veramente brutto e sta nell'atto di dolore sarebbe più corretto peccando ho meritato te.

Come si fa ad andare da Dio e chiedere un regalo perché ho peccato? Sulla base di cosa? Bisogna conoscere bene Dio. Sarebbe “secondo il tuo amore nella tua grande misericordia”, la parola misericordia “rakamin” vuol dire letteralmente “pancia”, “utero”, è un termine femminile.

Quando si fa riferimento alla misericordia si fa riferimento alla pancia nel senso di utero. Cioè Dio quando Dio vede Davide nel suo peccato non è un padre ma una madre. Dio ha due troni, uno è quello del Dio giudizio e l'altro quello della misericordia. Di fronte al nostro peccato Dio è una madre.

Ecco perché si può andare con confidenza e dire fammi un regalo.

Poi emerge il modo in cui Davide ha consapevolezza del suo peccato. E' come vedere dall'interno la coscienza di quest'uomo.

E' come vedere l'interiorità di quest'uomo peccatore.

Esempio “riconosco la mia colpa” verbo “iadà”, conosco in senso biblico, relazione profonda, intima, esperienza che mi ha inciso la carne.

“mi sta sempre dinanzi”

“liberami dal sangue” Davide ha versato del sangue e ce l'ha sempre davanti.

Il peccato sembra una persecuzione, ti si para davanti (meglio che dietro o nascosto da qualche parte), se è davanti la puoi fronteggiare.

Se il mio peccato mi sta davanti posso vincerlo, sta fuori da me.

Davide in realtà ha peccato contro Betsabea, contro Uria, contro il suo popolo eppure dice contro te solo ho peccato, quindi riconosce che si è messo contro il Signore. Stare nell'esistenza avendo il Signore contro vuol dire avere un'esistenza votata al fallimento perché lui starà facendo il tifo per un'altra cosa.

Mettendosi contro il Signore è come stare contro vento per sempre.

Il punto più basso del salmo: nella colpa sono stato generato...

Davide dice io sono così ma a ben guardare era già così mia madre. Sta dicendo che sono figlio di...cioè sono figlio di una storia di peccato.

Questo punto ti può portare alla rassegnazione. Da qui in poi il salmo risale immediatamente.

MA scritto in ebraico per indicare che tutta l'attenzione deve essere posta su ciò che adesso viene.

Tu vuoi la verità nell'oscurità (letteralmente di tu vuoi la sincerità del cuore). Il problema non è di essere nel peccato, nelle tenebre ma di non fare la verità in quella situazione. Nelle tenebre si dice non ci vedo niente. Se nelle tenebre si dice ci vedo benissimo allora non faccio verità. Verità, col termine usato significa anche solidità.

Poi il salmo risale. Nella seconda parte del salmo, avendo alla base la verità, ci sono delle parole chiave ricorrenti (spirito). Prima peccato poi spirito (rua in ebraico, la stessa del primo capitolo della genesi, lo spirito di Dio aleggiava sulle acque) e poi crea in me un cuore puro “crea (barà) è riferito sempre e solo a Dio. Nel cammino di risalita c'è quindi una nuova creazione e il peccatore si scopre ricreato. La prima creazione era avvenuta dal nulla e quindi posso riconoscere che Dio può tirare fuori da me cose che prima non c'erano. Il Signore crea da te che stai risalendo, puoi quindi ricominciare una storia nuova, non sei obbligato a fare ciò che ha fatto tuo padre o tuia madre.

L'altra parola ricorrente: salvato, salvezza (“yesoua”, il nome di Gesù). Il salmo è scritto 1000 anni prima della venuta di Gesù e qui c'è il suo nome proprio. Quante persone chiamano Gesù col suo nome? Una sola persona lo chiama per nome, il buon ladrone sulla croce, Gesù ricordati di me.

Solo un delinquente sulla croce realizza il massimo dell'intimità per lui. Solo da peccatore arrivi a questa confidenza.

Nella seconda parte c’è poi gioia, letizia, esultanza, sapienza, cuore puro, spirito saldo, generosità, giustizia, canto, cambiano i colori, le emozioni ed è tutto molto più ricco che nella prima parte.  Vengono aggiunte due strofe che ci dicono 2 cose interessanti:

Non gradisci sacrificio...ritorna l'idea che sia inutile fare tanti sacrifici, tanto culto, la vita religiosa con tutti i suoi atti se non si passa da un cuore affranto, uno spirito contrito cioè se non si fa il riconoscimento dei peccati.

“Rialza le mura di Gerusalemme”, sinora è stato Davide adesso si passa a Gerusalemme ma con le mura diroccate, devastata.

Ogni uomo che riconosce che ha sbagliato è come la città di Gerusalemme devastata.

L'uomo nel peccato è come una città devastata, il cammino di salvezza la riedifica.

Nel tuo amore fa grazia a Sion, stesse parole di quelle iniziali, fammi un regalo.

Dio ti fa risalire indipendentemente da quanto basso sia il punto a cui sei sceso.