Lectio 10 gennaio 2014

Lectio 10 gennaio 2014

Laura Verrani

 

E' il testo più antico con le parole dell'Eucarestia e quindi il saramento è quello dell'Eucarestia.

Le troviamo anche in Matteo, Marco e Luca. Quindi le parole sono in Paolo e nei sinottici ma questa lettera è scritta circa 20 anni prima dei sinottici, probabilmente nel 57 da Efeso e scrive ai Corinzi, una comunità da lui fondata e su problemi che stanno affrontando.

Uno dei problemi è quello in cui vivono le loro assemblee eucaristiche. Il problema è che quando si trovano per l'Eucarestia (che era proprio un pasto) vengono fuori i problemi della comunità. Ognuno portava qualcosa e ognuno si mangiava quello che aveva portato e questo è il contrario della comunione che dovreste vivere. In questo contesto cita le parole dell'istituzione.

Le parole che qui riporta Paolo sono identiche a quello che si troverà nel vangelo di Luca, con alcune differenze rispetto agli altri 2 sinottici. E quindi abbiamo i testi in due grandi famiglie, la traduzione di Luca e Paolo e quella di Marco e Matteo. Permettono agli studiosi di capire che il testo di Matteo e Marco è successivo.

Vi trasmetto quello che ho ricevuto....

Solo un'altra volta Paolo (la Pasqua) usa questa espressione; c'è la parola tradizione (da cui viene la traditio) e dicendo attenzione perché quello che vi dico non sono parole mie. Per l'Eucarestia e la Pasqua, Paolo non mette del suo infatti cambia il vocabolario di Paolo. La cosa bella è che succede nel 57. Quindi Paolo ha già in mano una formula fissa, in cui lui non si permette di cambiare nulla. Occorre parecchio tempo perché si crei una formula, perché si fa già da 20 anni questa proclamazione. Le parole che sentiamo nell'Eucarestia sono proprio queste e sono parole che nemmeno Paolo ha osato modificare. Siamo a contatto con l'inizio.

Nella notte in cui fu tradito...è un'espressione importante.

La prima volta in cui si dice qualcosa sull'Eucarestia si dice che era notte. L'Eucarestia nasce dunque di notte. Idem i discepoli di Emmaus. Carattere notturno dell'Eucarestia. La sera è quella parte del giorno in cui il giorno sta morendo e ci richiama alla fine. E' buio, oscurità, il giorno sta finendo e il giorno muore.  Anche i discepoli tirano fuori tutte le loro delusioni: siamo andati dietro a uno che è morto e non si trova nemmeno il corpo. Non solo non c'è luce ma ho sbagliato tutto.

Quello è il momento in cui il Signore nasce.

La messa bella è quella del mattino è di solito luminosa, festosa. L'Eucarestia è da riscoprire in notturna, poiché inventata quando le cose non vanno bene.

E' il momento della notte e del tradimento.

La messa di Natale è la più amata; mentre è notte lì c'è l'Eucarestia.

 

17 Mentre vi do queste istruzioni, non posso lodarvi, perché vi riunite insieme non per il meglio, ma per il peggio.

18 Innanzi tutto sento dire che, quando vi radunate in assemblea, vi sono divisioni tra voi, e in parte lo credo. 19 E’ necessario infatti che sorgano fazioni tra voi, perché in mezzo a voi si manifestino quelli che hanno superato la prova. 20 Quando dunque vi radunate insieme, il vostro non è più un mangiare la cena del Signore. 21 Ciascuno infatti, quando siete a tavola, comincia a prendere il proprio pasto e così uno ha fame, l’altro è ubriaco. 22 Non avete forse le vostre case per mangiare e per bere? O volete gettare il disprezzo sulla Chiesa di Dio e umiliare chi non ha niente? Che devo dirvi? Lodarvi? In questo non vi lodo! 23 Io, infatti, ho ricevuto dal Signore quello che a mia volta vi ho trasmesso: il Signore Gesù, nella notte in cui veniva tradito, prese del pane

 

Solo pende in mano e tutto quello che passa tra le sue mani esce trasformato, compreso Gesù stesso.

La prima è il pane. Poi il calice. Siamo nella cena.

In Matteo sparisce la cena, c'è già un rito.

Il pane e il vino sono cose che appartengono alla natura, alla creazione. E' la creazione in una forma particolare poiché sono nella forma in cui sono usciti dalle mani del Signore più tutto quello che ci ha messo l'uomo. C’è quindi tutto il lavoro nostro.

Questa è dunque la creazione (Dio diede ad Adamo perché lo coltivasse e lo custodisse). Prende tra le sue mani quello che ha fatto Lui insieme col nostro lavoro. Il pane ha poi la valenza della quotidianità. Se il pane è l'alimento quotidiano semplice il vino no; l'acqua sarebbe la semplice sussistenza, il vino è vivere nella gioia.

Quindi c'è il desiderio suo e nostro che la vita non sia semplice sussistenza

E' non rituale già stabilito nella cena ebraica ma a questo punto “questo è il mio corpo” e qui finisce la routine. Anche nell'ultima cena, raccontata da Giovanni, la lavanda dei piedi è un elemento di sorpresa, tanto meno da parte di un rabbi.

Il discepolo era tenuto a fare qualunque cosa gli comandasse il maestro tranne lavargli i piedi.

L'Eucarestia i qualunque modo venga raccontata ha in sé un elemento di sorpresa che noi facciamo fatica a vivere.

Il rischio è di stare dentro la messa con l'impressione i deja vu. Invece il Signore ci mette un elemento di sorpresa e così bisognerebbe andarci. Partecipare con questa curiosità.

 

24 e, dopo aver reso grazie, lo spezzò e disse: «Questo è il mio corpo, che è per voi; fate questo in memoria di me».

 

Questo è stato molto discusso (transustansazione) ma ciò che si può ritenere pacifico è che siano dette da Gesù; è un linguaggio performativo (che fa quello che dice). I racconti dei vangeli sono cose dette e poi accadute. Quando dice una cose quella accade.

La parola di Dio è performativa, fa quello che dice.

Io non so come succede che il pane diventa corpo ma ciò che dice fa.

Il pane e il vino sono ciò che ci circonda, tutto il nostro lavoro, i nostri desideri, trasformati in carne e sangue sua, cioè l'intera sua vita per farne qualcosa di completamente assimilabile. Fa in modo che tutta la sua vita diventi totalmente assimilabile.

Gesù sta dicendo è per voi.

L’Eucarestia è dunque per noi non per il Signore.

Lui non ha detto questo è il mio corpo così sono tanto contento ma è un regalo per noi. Andando a messa faccio un regalo a me perché lì trovo tutta la sua vita completamente assimilabile e quindi posso fare in modo che tutta la sua vita entri completamente in me.

Forse per questo l'ha messa la sera, perché vivendo sperimento che la vita che faccio ha una sera, un fallimento, un limite.

Qual è la molla per andare a messa? Se non avverti il limite non hai la partecipazione profonda e motivata. Altrimenti perché andare a messa? Per far contento il Signore?

 

25 Allo stesso modo, dopo aver cenato, prese anche il calice, dicendo: «Questo calice è la nuova alleanza nel mio sangue; fate questo, ogni volta che ne bevete, in memoria di me».

 

La parola sulla memoria è importante e non c'è in Marco e Matteo.

Si trova anche nella fuga dall'Egitto (istruzioni e poi fate questo in memoriale).

La Pasqua dell'esodo è un grande evento di liberazione anticipato da una cena che sempre sarà ripetuta in memoria.

Nella Pasqua di Gesù la struttura è la stessa, anticipa quello che accadrà il giorno dopo la cena. Nel momento in cui lo dice il sangue non è ancora versato, lo sarà il giorno dopo. Si vive anticipatamente quello che accadrà il giorno dopo.

Gesù lì, mentre stanno mangiando ha il potere di anticipare quello che non è ancora accaduto.

Chi può anticipare una cosa che accadrà il giorno dopo? Gesù si sta dimostrando Signore del tempo.

Nelle mani di Gesù quindi passa anche il tempo, il presente, il passato (la vita trascorsa insieme ai discepoli, il libro di Geremia, l'esodo, la creazione) e il futuro (il giorno dopo e il futuro più lontano che ingloba tutto quello che faranno dopo finché egli venga cioè fino alla fine della storia).

Nelle mani di Gesù c'è quindi il tempo di cui è il Signore.

Noi in quel momento eravamo il futuro e ciò fa sì che noi possiamo essere lì.

Versetto 25 riferimento a Geremia con l'alleanza rinnovata più volte il che dice quanto sia difficile mantenere.

Ora si parla di un'alleanza nuova, che Geremia dice sarà scritta nel cuore.

La nuova alleanza è quindi la capacità di vivere come lui che ti viene messa dentro.

L'ultima caratteristica dell'Eucarestia è “finché” cioè non è il punto di arrivo, che fanno quelli che sono arrivati, ma di quelli che camminano.

Non è il sacramento dei bravi ma di quelli che ne hanno bisogno perché stanno camminando.

In tutt'altro modo Giovanni racconta la stessa cosa con la lavanda dei piedi, cioè attraverso Gesù che si china davanti ad ogni discepolo (carattere notturno) e li lava. C'è dentro il senso del pane e del vino.

Ci sono tanti che non posso vivere il primo modo quello del pane e del vino, ma l'altro modo, quello della lavanda, sì, lo possono vivere tutti.

 

26 Ogni volta infatti che mangiate questo pane e bevete al calice, voi annunciate la morte del Signore, finché egli venga. 27 Perciò chiunque mangia il pane o beve al calice del Signore in modo indegno, sarà colpevole verso il corpo e il sangue del Signore. 28 Ciascuno, dunque, esamini se stesso e poi mangi del pane e beva dal calice; 29 perché chi mangia e beve senza riconoscere il corpo del Signore, mangia e beve la propria condanna. 30 E’ per questo che tra voi ci sono molti ammalati e infermi, e un buon numero sono morti. 31 Se però ci esaminassimo attentamente da noi stessi, non saremmo giudicati; 32 quando poi siamo giudicati dal Signore, siamo da lui ammoniti per non essere condannati insieme con il mondo. 33 Perciò, fratelli miei, quando vi radunate per la cena, aspettatevi gli uni gli altri. 34 E se qualcuno ha fame, mangi a casa, perché non vi raduniate a vostra condanna. Quanto alle altre cose, le sistemerò alla mia venuta.