Cardinal Martini settembre 2012
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- Autore: Rettoria di San Grato
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ADORAZIONE
mese di settembre
“Ti benedica il Signore e ti custodisca.
Il Signore faccia risplendere per te il suo volto e ti faccia grazia.
Il Signore rivolga a te il suo volto e ti conceda pace”.
Numeri 6, 24 - 26
Iniziamo l’anno con questo bellissimo testo di benedizione che non è stato scelto, ma è capitato secondo la “lectio continua”.
Gli antichi sovrani nascondevano il loro volto se erano adirati con qualche suddito; il fatto che ci si augura che Dio mostri il suo volto allora è molto significativo.
“Vi sarà un’unica legge per voi, per lo straniero e per il nativo della terra”.
Numeri 9, 14
“Ci sarà una stessa legge e una stessa regola per voi e per lo straniero che dimora presso di voi”.
Numeri 15, 16
Attualità persino politica decisamente sconcertante della Parola del Signore che ci invita a non avere “due pesi e due misure” nella relazione con il prossimo perché è fratello!
“Il Signore è lento all’ira e grande nell’amore, perdona la colpa e la ribellione (…).
Perdona, ti prego, la colpa di questo popolo, secondo la grandezza del tuo amore, così come hai perdonato a questo popolo dall’Egitto fin qui”.
Numeri 14, 18 - 19
Queste poche righe sono da contemplare a tre livelli.
Certamente vi scorgiamo il primo significato, la preghiera di Mosè per il suo popolo.
Ma se è vero che Mosè è figura di Cristo allora possiamo leggerci il Cristo che intercede per noi (come individui e come comunità) suo popolo.
Allo stesso tempo esse ci chiariscono su quale sia la vocazione prima e fondamentale di noi cristiani: non siamo chiamati a giudicare e tantomeno a condannare, ma a pregare per tutti, “vicini e lontani” come si diceva una volta alla radio.
“I vostri figli saranno nomadi”.
Numeri 14, 13
Di primo acchito queste parole bibliche ci inquietano, ci possono infastidire ed allarmare. Ma passato il disorientamento iniziale fermiamoci a pensarci con maggior attenzione.
Allora scopriamo che questo è forse l’augurio più bello che possiamo fare a noi stessi ed ai nostri figli: di essere persone che mai si considerano arrivate, sempre in cammino, sempre in viaggio, sempre impegnati nella ricerca che porta la vita.
DAGLI SCRITTI DEL CARDINAL CARLO MARIA MARTINI
morto recentemente
“L'uomo non fa esperienza profonda di Dio se non sperimenta, in qualche occasione, la prova, il limite, se non viene a trovarsi sull'orlo dell'abisso, della tentazione più grave, sulla scogliera dell'abbandono, sulla cima solitaria dove si ha l'impressione di rimanere totalmente soli”.
“Esiste, al di là dei sentimenti superficiali, vulcanici, tumultuosi, proprio là dove si entra nella notte, nel deserto, la capacità di scoprire la potenzialità di energie umane profonde, che, se accolte, pongono la persona in una maturità nuova, in un più definitivo e pieno controllo di sé, in una nuova, acquisita libertà”.
“Occorre imparare a guardare a noi e a tutte le altre persone come al mistero di Dio che si manifesta; arrivare a quella visione di fede che ci permette di scoprire la rivelazione di Dio nella storia.
Allora i nostri problemi, le difficoltà, le antipatie, la fatica, le stanchezze, le noie, il tempo brutto, i momenti grigi della giornata, la malattia, tutto, insomma, ci rivelerà la presenza di Dio nella nostra storia”.
“Noi siamo chiamati a trovare Dio nel mondo, nelle cose, negli altri, nella storia.
Tuttavia ciò non sarà possibile se non partiremo da quella situazione immediata che è la nostra storia”.
“E’ grandemente utile interrogare il Maestro interiore nella pace, nella pazienza, con la certezza che lui ha le risposte, e ce le comunica al momento giusto, senza nascondere niente perché lui è la verità.
Più della risposta è importante il dialogo umile in cui io, in mezzo alle contraddizioni della vita, parlo fiduciosamente col Signore e gli chiedo di nutrirmi quando riterrà che sia il tempo opportuno”.
“Dio non lo si conosce semplicemente guardandolo come fosse un libro, perché è Persona vivente e lo scopro a mano a mano che mi relaziono a lui coinvolgendomi nella risposta alla sua chiamata.
Se non mi coinvolgo, l’esistenza di Dio diventa per me una problematica così lontana da portarmi addirittura a interrogarmi se c’è e, nel caso ci sia, se non mi ha forse abbandonato”.
“L’educazione alla preghiera consiste nel cercare dentro di noi la voce dello Spirito che prega, per dargli spazio, per dargli voce”.
“L’insistere nella preghiera sostiene e trasforma l’intera giornata, l’intera vita”.
“Solo chi ha il coraggio di “buttare via” del tempo nella preghiera ha anche la possibilità di penetrare con il proprio sguardo il mistero della Presenza divina”.