San Giovanni Maria Vianney
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- Autore: Rettoria di San Grato
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Rettoria San Grato vescovo Malanghero (To)
Schema per l’adorazione del mese di agosto 2023
nel ricordo di san Giovanni Maria Vianney, il santo curato d’Ars
La preghiera è per la nostra anima ciò che la pioggia è per la terra. Concimate una terra quanto volete, se manca la pioggia, tutto ciò che farete non servirà a nulla. Così, fate opere buone quanto volete, se non pregate spesso e come si deve, non sarete mai contenti; perché la preghiera apre gli occhi della nostra anima, le fa sentire la grandezza della sua miseria, la necessità di fare ricorso a Dio; le fa temere la sua debolezza.
Del resto, ci accorgiamo noi stessi che appena trascuriamo la preghiera, perdiamo subito il gusto delle cose del cielo: pensiamo solo alle cose della terra; ma se riprendiamo la preghiera, sentiamo rinascere in noi il pensiero ed il desiderio delle cose del cielo.
Non sono né le lunghe né le belle preghiere che il buon Dio guarda, ma quelle che si fanno dal profondo del cuore. La preghiera è un’elevazione del nostro cuore verso Dio.
Diciamo meglio, è il dolce colloquio di un bambino con il padre suo, di un amico con il suo amico, nel cui cuore depone i suoi dispiaceri e le sue pene.
Ho pensato che ci sia una specie di gara d’amore tra il Signore e noi. Ma per quanto facciamo è sempre il Signore che vince.
Coraggio, anima mia: tu vai a parlare col buon Dio, a lavorare con lui, a camminare con lui, a combattere ed a soffrire con lui. Tu lavorerai, ma lui benedirà il tuo lavoro; tu camminerai, ma lui benedirà i tuoi passi; tu soffrirai, ma lui benedirà le tue lacrime. Che cosa grande, nobile, consolante, far tutto in compagnia e sotto gli occhi del buon Dio, pensare che egli vede tutto e conta tutto!
I santi credono di non valere nulla, ma Dio li stima. Se noi ci conoscessimo a fondo come ci conosce lui, non potremmo vivere: moriremmo di spavento. Noi non capiremo mai la nostra povera miseria. Fa tremare solo il pensarci! Dio non ce la lascia intravedere che in minima parte.
Quando mi osservo, io vedo in me soltanto i miei poveri peccati. Fortunatamente, il buon Dio permette che io non li veda tutti e che non mi conosca interamente. Una consapevolezza totale mi farebbe cadere nella disperazione. Com’è buono Dio che sopporta le mie immense miserie…
La mia debolezza e la mia miseria son fatte proprio per rattristarmi, ma la tua misericordia, Signore, mi rassicura. Diciamo dunque ogni mattina: Tutto per piacere a te, mio Dio! Tutto quello che farò, per te. Com’è dolce e consolante il pensiero della presenza di Dio! Non ci si stanca mai, le ore passano come se fossero minuti: è un godimento anticipato del cielo. Noi lo vedremo! Lo vedremo! Fratelli miei, ci avete mai pensato? Vedremo Dio! Lo vedremo veramente. Lo vedremo com’è... faccia a faccia! Noi lo vedremo!
O Gesù, conoscerti è amarti! Se sapessimo quanto Il Signore ci ama, moriremo di gioia! Non credo che ci sono cuori così duri da non amare, vedendosi tanto amati... L’unica fedeltà che abbiamo sulla terra è di amare Dio e di sapere che Dio ci ama.
Pregare con l’adorazione eucaristica consiste nel rivolgere dritto al cuore di Dio lo sguardo della propria anima, senza dir nulla.
Tutti gli esseri della creazione hanno bisogno di nutrirsi per vivere; per questo il buon Dio ha fatto crescere gli alberi e le piante; è una bella tavola riccamente imbandita dove tutti gli animali vengono a prendere ognuno il cibo che gli conviene.
Ma anche l’anima deve nutrirsi… Quando Dio volle dare nutrimento alla nostra anima, per sostenerla nel pellegrinaggio della vita, egli pose il suo sguardo sulla creazione e non trovò nulla che fosse degna di lei. Allora si ripiegò su se stesso e decise di dare se stesso…
O anima mia, quanto sei grande, dal momento che soltanto Dio può appagarti!
Lo Spirito Santo ci guida come una madre guida il figlioletto di due anni tenendolo per mano o come una persona che vede guida un cieco.
Ogni mattina bisognerebbe dire: “Mio Dio, mandami il tuo Spirito; possa egli farmi capire chi sono io e chi sei tu…”.
Un’anima che possiede lo Spirito Santo gusta la dolcezza della preghiera, tanto che il tempo che vi dedica non sembra mai abbastanza; essa sente che Dio le è sempre vicino, la sua santa presenza non l’abbandona mai.
Felice chi ha la fortuna di conoscere la propria povertà. Tutta la nostra infelicità proviene dal fatto che non ci riconosciamo per quello che siamo.
Andate a far la comunione, figli miei, andate da Gesù con amore e fiducia! Andate a vivere di lui, in modo da vivere per lui! Non dite che avete troppo da fare. Il Salvatore non ha forse detto: “Venite a me, voi che lavorate e siete affaticati; venite a me ed io vi darò sollievo”? Potreste resistere ad un invito così pieno di tenerezza e di amicizia?
Non dite che non ne siete degni. E’ vero, non ne siamo degni, ma ne abbiamo bisogno!
Se Nostro Signore avesse pensato alla nostra dignità, non avrebbe mai istituito questo bel sacramento d’amore, perché nessuno al mondo ne è degno, né i santi, né gli angeli, né gli arcangeli… Egli, invece, ha pensato ai nostri bisogni e tutti noi abbiamo bisogno del suo corpo e del suo sangue. Non dite che siete peccatori, che siete troppo miserabili e che per questo motivo non osate accostarvi a questo sacramento. Vorrei proprio vedere se sareste capaci di dire che siete troppo malati e che per questo motivo non volete provare alcun rimedio, né chiamare un medico… Che cosa fa Nostro Signore nel sacramento del suo amore? Egli ci dona il suo buon cuore per dimostrarci il suo amore. Questo cuore emana una tale tenerezza e misericordia da travolgere come un fiume in piena tutti i peccati del mondo.
Noi tagliamo qualche volta il gambo, ma sappiamo andare a alla radice del male?
Per essere santi, occorre essere folli, aver perso la testa. Ciò che impedisce ai cristiani di essere santi è la mancanza di riflessione. Non ci si concentra su se stessi; non si sa ciò che si fa. E’ la riflessione, la preghiera, l’unione a Dio che ci occorre. Oh! quanto è infelice un cristiano che non ha questo spazio interiore! Ma per questo occorrono la tranquillità, il silenzio, il ritiro! E’ nella solitudine infatti che Dio parla.
Un giorno ho ricevuto una lettera nella quale mi trattavano come un santo e ne ho ricevuta contemporaneamente un’altra piena di insulti. Se avessi avuto solo la prima mi sarei inorgoglito e la seconda mi avrebbe gettato nella disperazione.
Non bisogna far caso né all’una né all’altra. Si è ciò che si è agli occhi di Dio.